Taiwan, tensione alle stelle dopo il messaggio di Xi Jinping: cosa ha detto

Il presidente cinese Xi Jinping annuncia l'inevitabilità della riunificazione con Taiwan e lancia un monito agli Stati Uniti a poche settimane dalle elezioni presidenziali a Taipei

Taiwan, tensione alle stelle dopo il messaggio di Xi Jinping: cosa ha detto
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Il presidente cinese Xi Jinping entra nella campagna elettorale per le presidenziali previste tra poche settimane a Taiwan e lancia un chiaro messaggio agli abitanti di quella che considera una “provincia ribelle”: la “realizzazione della completa riunificazione” dell'isola con “la madrepatria è un inevitabile sviluppo, è una cosa giusta e corrisponde al volere del popolo” afferma il leader del Paese del dragone in occasione del 130esimo anniversario della nascita di Mao Zedong, il fondatore della Repubblica Popolare Cinese.

Xi, in base a quanto riportato dall’agenzia Xinhua, ha inoltre dichiarato che “dobbiamo promuovere i rapporti pacifici da una parte all’altra dello Stretto e bloccare con risolutezza chiunque voglia separare Taiwan dalla Cina”. Un monito velato agli Stati Uniti, il più importante alleato di Taipei. Nel comunicato ufficiale dell'agenzia di stampa non ci sarebbero riferimenti alle elezioni né ad un possibile ricorso alle armi per ottenere la riannessione ma la retorica e i gesti adottati sin qui dalla Cina lasciano poco spazio ad eventuali fraintendimenti.

Nell’estate del 2022 la visita sull’isola dell’allora speaker della Camera Nancy Pelosi ha scatenato l’irritazione di Pechino spingendo il regime ad organizzare esercitazioni militari senza precedenti. Il messaggio del presidente cinese non è comunque nuovo. Il ministro degli Esteri di Pechino ha infatti reso noto che a novembre nel corso del vertice di San Francisco lo stesso Xi ha detto a Joe Biden che la riunificazione “non si può fermare”.

Il 13 gennaio Taipei è chiamata al voto per decidere se confermare alla guida del Paese il Partito progressista democratico (Dpp), fautore negli ultimi anni di una linea intransigente sull'indipendenza da Pechino, oppure se premiare una delle due principali forze all’opposizione, il Kuomintang (Kmt) e il Partito popolare (Tpp). Si tratta di una delle tornate elettorali più decisive del prossimo anno che potrebbe determinare il futuro della regione e, nel peggiore degli scenari, del mondo.

Con il Dpp al potere sono aumentate esponenzialmente le provocazioni ed incursioni cinesi intorno all’isola di Formosa e secondo le valutazioni del direttore della Cia William Burns Xi avrebbe dato l’ordine alle sue forze armate di prepararsi per l’invasione di Taiwan entro il 2027. Una stima che avrebbe trovato riscontro dalle indiscrezioni trapelate questo mese dalle pagine del Wall Street Journal secondo le quali Pechino avrebbe già rafforzato ed ampliato numerose basi militari non lontane dalla costa.

In tale contesto diversi analisti ritengono che una vittoria del Kuomintang, più accomodante con il gigante asiatico, porterebbe ad un rasserenamento delle relazioni tra la Cina e Taiwan. Una prova della vicinanza del Kmt al regime comunista è arrivata con la visita compiuta a marzo da un suo esponente politico, Ma Ying-jeou, presidente dell’isola dal 2008 al 2016 e primo ex leader taiwanese a svolgere una missione sulla terraferma, sebbene formalmente di natura privata, dalla fine della guerra civile nel 1949.

Nel 2015 Ma si era invece recato a Singapore per un incontro storico con Xi. Quella sera i due avevano diviso il conto della cena e il presidente cinese aveva rimarcato l'unità dei loro popoli precisando che "nulla può separarci".

Una dichiarazione la cui sostanza è stata confermata dal capo del regime di Pechino nel suo ultimo discorso e dai 240 aerei militari e 147 navi da guerra inviati dalla Cina dall'inizio di dicembre nei pressi dell'isola.

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