A poche settimane dal voto a Taiwan si moltiplicano i segnali minacciosi da parte della Cina nei confronti dell’”isola ribelle”. Si sono spente da poco le luci sul vertice in California tra i presidenti Joe Biden e Xi Jinping e Taipei ha già segnalato la ripresa delle provocazioni di Pechino nelle acque dello Stretto di Formosa. E mentre torna a salire la tensione nella regione il Wall Street Journal pubblica un’analisi di come le rilevazioni satellitari mostrerebbero il potenziamento delle basi aeree militari cinesi in previsione di un possibile conflitto.
Come anche affermato a febbraio dal capo della Cia, William Burns, Xi avrebbe dato l’ordine alle sue forze armate di prepararsi ad invadere Taiwan entro il 2027 e l’Esercito Popolare di Liberazione (Epl) avrebbe già provveduto a rafforzare almeno una dozzina di basi nel sud est del Paese del dragone. Quelle cioè più vicine al teatro di battaglia e sino a 500 miglia di distanza dall’isola.
Tra le strutture militari interessate dall’upgrade ci sono Longtian, Huian e Zhangzhou, basi collocate ad una distanza, rispettivamente, di 217, 278 e 399 km da Taipei. Le immagini satellitari mostrano in particolare come nella base di Huian i lavori per l’estensione della pista di atterraggio e per la costruzione di rifugi e protezioni per i jet siano cominciati a partire dal 2020. Uno schema replicato in altre località.
Nei piani di Pechino l’espansione delle strutture dell’Epl è funzionale al collocamento di velivoli adatti a diverse tipologie di combattimento. Un esempio di questa strategia è riscontrabile nella base di Longtian che ospita elicotteri, caccia e droni protetti da hangar "rinforzati". Gran parte delle misure di ammodernamento delle infrastrutture riguardano i sistemi di difesa terra aria ed il rafforzamento delle protezioni per gli aerei in cemento e acciaio che garantiscono un elevato livello di resistenza ad attacchi preventivi o di ritorsione da parte di Taiwan e del suo più importante alleato, gli Stati Uniti. Ad Anqing sono state rilevate persino piste collegate direttamente a bunker costruiti sotto le montagne.
Il Pentagono ritiene che nella base di Lu’an siano stati dispiegati i famigerati droni supersonici WZ-8 in grado di raggiungere una velocità di Mach 3 ed un’altitudine di circa 30 km. Song Zhongpin, un esperto militare cinese, sostiene che le caratteristiche stealth e l’alta velocità di questi velivoli fanno sì che abbiano un’alta“capacità di penetrazione” nello spazio aereo nemico rendendo quasi impossibile la loro individuazione.
Alex Neill, un’ex analista della difesa del governo britannico consultato dal Wall Street Journal, sostiene che “la modernizzazione delle infrastrutture militari è finalizzata al trasferimento delle risorse aeree” in aree vicine a quello che potrebbe diventare l’epicentro di un conflitto dalle ripercussioni globali. In ogni caso le mosse della Repubblica popolare cinese non sono sfuggite ai radar delle autorità di Taiwan.
Quest'anno il ministero della Difesa di Taipei ha reso noto di aver individuato per la prima volta velivoli senza pilota in prossimità dell’isola e ha pubblicato un rapporto in cui denuncia che“il potenziamento delle basi aeree cinesi lungo la costa ha l'obiettivo di conseguire una superiorità nei cieli in caso di guerra nello Stretto”. Un conflitto che sembra oggi più vicino che mai.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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