Il vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans, esponente di maggior rango del Partito Socialista Europeo nell'esecutivo comunitario di Ursula von der Leyen, si è dimesso dal ruolo e dalla contemporanea carica di coordinatore del Green Deal di Bruxelles. Timmermans, "falco" dell'ambientalismo duro e puro che ha ispirato scelte come la direttiva sullo stop all'auto endotermica entro il 2035 e la discussa norma sull'efficienza energetica delle case, mira a essere il successore di Mark Rutte nel suo Paese natale, l'Olanda, nelle prossime elezioni politiche previste per il 22 novembre.
L'esponente del Partito socialdemocratico (Pvda) sarà il candidato di una lista congiunta che unirà la sua formazione di sinistra alla federazione olandese dei Verdi (GroenLinks) per scalzare il Partito Liberale (Vvd) che con Mark Rutte governa il Paese da tredici anni. Il 91,8% degli iscritti dei due partiti ha approvato in un referendum interno in cui hanno votato 38mila militanti il via libera alla candidatura di Timmermans, unico politico in lizza per il ruolo di federatore.
Ursula von der Leyen ha salutato in un comunicato ufficiale il suo stretto collaboratore con ampi elogi: Timmermans, scrive la presidente della Commissione, è "è stato un membro fondamentale del mio Collegio dei Commissari. Grazie al suo eccellente contributo e al suo forte impegno personale, abbiamo fatto grandi passi avanti verso il raggiungimento degli obiettivi dell'Ue di diventare il primo continente neutrale dal punto di vista climatico e di innalzare i livelli di ambizione climatica a livello globale". A ben guardare, sul piano pragmatico però le azioni di Timmermans troppo spesso hanno visto piuttosto la tendenza a trasformarsi nell'espressione di un ambientalismo radicale e ideologico più che volto a sanare contemporaneamente i problemi dell'ecologia e quelli primari della produzione e, soprattutto, della tutela del lavoro. Tema - quest'ultimo - che dovrebbe stare particolarmente a cuore a un politico col cuore a sinistra come il 62enne nativo di Maastricht.
Il Foglio a luglio ha dato un'impietosa descrizione dell'agenda climatica e delle proposte che la Commissione ha promosso su iniziativa di Timmermans: "una serie di misure animate da buone e molto ingenue intenzioni in diversi campi. Energia solo da fonti rinnovabili, auto elettriche, case verdi, agricoltura senza pesticidi, rinaturalizzazioni, imballaggi da ridurre e eliminare. Obiettivi in buona parte irraggiungibili almeno nei tempi previsti" e contro i quali è insorto il partito agrario olandese (Bbb) che si giocherà da new entry il podio delle elezioni autunnali con la federazione rossoverde e il Vvd.
Nel frattempo, l'uscente Rutte dovrà nominare un sostituto di Timmermans per la carica di vicepresidente destinato a completare il mandato fino all'autunno 2024. E probabilmente parliamo di un politico che avrà in mano le deleghe al Green Deal, ora assegnate temporaneamente al 57enne vicepresidente sloveno Maroš Šefčovič. Esponente di Direzione - Socialdemocrazia, Šefčovič è ritenuto un uomo più pragmatico su questi temi nel Pse rispetto a Timmermans, avendo del resto già ricoperto la carica di Commissario agli affari energetici, non legati solo alle rinnovabili, ai tempi della Commissione Juncker.
Le dimissioni del "falco ambientalista" olandese, nel frattempo, hanno aperto la speranza che nei prossimi mesi in Europa molti possano aprire gli occhi sulla reale portata dei rischi dell'agenda Timmermans sull'ambiente. Il capodelegazione di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza, su Twitter, definisce non a caso l'uscita dalla Commissione di Timmermans "un'ottima notizia per i cittadini europei.
Ora ci auguriamo che, almeno qui a Bruxelles, venendo meno colui che in questi anni ha impersonificato la versione più estremista e ideologica della transizione ecologica", contro cui destra e conservatori da tempo si sono scagliati mentre la "maggioranza Ursula" evaporava. E che sarà uno dei grandi temi nelle elezioni europee a cui oramai mancano poco più di nove mesi.
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