“L'immigrazione rappresenta una divergenza ancora più grande per l'Unione europea. E potrebbe essere una forza disgregante per l'Ue". Con queste parole in un'intervista al quotidiano britannico Guardian, Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, si è espresso sull'emergenza migranti che nelle ultime settimane e negli ultimi giorni si è manifestata lungo le coste italiane, portando l’isola di Lampedusa allo stremo, dove tra l’11 e il 12 settembre si sono verificati più di 70 sbarchi.
Borrell ha dichiarato che, nel Vecchio continente, il vento del nazionalismo soffia forte ma, rispetto a qualche anno fa, ciò non sarebbe da ascrivere a un’avversione aprioristica nei confronti dell’Ue e delle sue istituzioni ma quanto più al fatto che migliaia di migranti continuino a riversarsi sulla sponda Nord del mediterraneo. L’Alto rappresentante ha dichiarato: “Il nazionalismo è in aumento in Europa, ma si tratta più di una questione di migrazione che di euroscetticismo. In realtà si temeva che la Brexit fosse un'epidemia. E non lo è stata. È stata più un vaccino. Nessuno vuole seguire l'uscita degli inglesi dall'Unione europea”.
Borrell ha affermato che la crisi migratoria non è alimentata dalla guerra in Ucraina in quanto la questione ha radici profonde e gli eventi che hanno da detonatore per l’emergenza sono stati la guerra in Libia del 2011 e la guerra civile siriana scoppiata nel 2012, sebbene non neghi che Putin e la Russia possano trarre vantaggio da questa situazione per indebolire i Paesi europei e minare la forza delle democrazie.
Secondo l’Alto commissario, è pacifico affermare che i confini esterni dell’Unione vadano presidiati dato che i problemi di un Paese, alla lunga, si riverberano su tutti e 27 i Paesi membri ma, per usare le parole del rappresentante della Politica estera, “Non siamo riusciti a concordare una politica migratoria comune". A tal proposito, ha affermato che il recente Memorandum siglato dall’Unione europea, su iniziativa dell’Italia, è primo passo necessario per poter parlare di strategia difensiva comune dei confini esterni, anche se non nega che la Tunisia e il suo governo, in questo momento, siano alfieri di valori e principi distanti da ciò che rappresenta l’Europa ma, in qualità di diplomatico, non può abdicare alla tutela dei degli interessi di un continente intero: "La vita del diplomatico è piena di scelte scomode. La politica estera lavora per i valori e gli interessi dell'Unione europea. E queste richiedono, in alcuni casi, scelte difficili cercando sempre di rispettare il diritto internazionale e i diritti umani"
Per quanto riguardo il senso di condivisione del problema migratorio tra alleati europei, il capo della diplomazia europea ha affermato che tra i 27 Stati membri esistono delle profonde differenze culturali che spingono a comportarsi in modo egoriferito ed autoreferenziale: "Ci sono alcuni membri dell'Unione europea che sono in stile giapponese, 'non vogliamo mescolarci. Non vogliamo migranti. Non vogliamo accettare persone dall'esterno. Vogliamo la nostra purezza". Secondo la visione del commissario, il problema dell’immigrazione deve essere gestito in modo serio in quanto l’Ue rischia di sfaldarsi, ma, ribadisce anche, che l’approvvigionamento di capitale umano dalla sponda Sud del Mediterraneo, è imprescindibile per l’inverno demografico che l’europa sta attraversando da anni: "Il paradosso è che l'Europa ha bisogno dei migranti perchè abbiamo una crescita demografica così bassa. Se vogliamo sopravvivere dal punto di vista lavorativo, abbiamo bisogno dei migranti".
Le parole di Borrell fanno eco all’allarme lanciato dal premier Meloni, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in cui ha dichiarato: "Non permetterò
che l'Italia diventi il campo profughi", esortando tutti i governi ad una collaborazione per contrastare i trafficanti di esseri umani e dare una risposta all’epocale sfida delle migrazioni di massa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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