Purtroppo ora serve la bandiera bianca

Ci mancava la fornitura a Zelensky dei super aerei F-16 in dotazione della Nato, nell'illusione di fermare in cielo la macchina da guerra russa che avanza sulla terra

Purtroppo ora serve la bandiera bianca
00:00 00:00

Caro direttore Feltri,

la guerra in Europa mi fa sempre più paura. Come possiamo uscire da questa situazione e riportare la pace tra l'Ucraina e la Russia di Putin?

Silvio Azzini

Ci mancava la fornitura a Zelensky dei super aerei F-16 in dotazione della Nato, nell'illusione di fermare in cielo la macchina da guerra russa che avanza sulla terra. Ovvio che non sia una mossa risolutiva. È la tecnica che si usa per consolare l'alcolista che chiede un goccio di whisky, mentre entrambi spergiurano che sarà l'ultimo. Mossa sciagurata, che ha dato a Putin il destro per minacciare di colpire i jet destinati a rinforzare Kiev negli aeroporti occidentali da cui si muoveranno, a trasformare, cioè, anche le nostre città in sagome per il tiro a segno. Per che cosa? Per tutelare la sovranità ucraina sulla Crimea e sul Donbass? Ci fosse una sia pur minima possibilità per l'Ucraina di sconfiggere la Russia sarebbe un intento molto nobile e realistico. Ma date le forze in campo, e l'evidente necessità di non far esplodere la «guerra assoluta», impegnando direttamente truppe della Nato, tutto questo sarà moralmente elevato ma praticamente stupido.

Ha ragione il Papa. L'unica mossa umana oggi è che l'Ucraina alzi bandiera bianca per negoziare, fermando l'inutile strage, persino più inutile di quella della Prima guerra mondiale, perché là almeno in partenza l'esito era incerto. Qui no. La fornitura di armi non ferma la guerra. La allunga. La prossima mossa, dopo che la dotazione dei jet risulterà insufficiente per Zelensky, mi aspetto sia, da parte della Nato, il mettergli a disposizione anche una ventina di missili ipersonici. Il bagaglio si chiama testata nucleare, in grado di viaggiare

a tutta birra sul bersaglio. Sia chiaro: non ho informazioni della Cia, ma finora la logica che ha guidato l'America di Biden (e sottolineo di Biden) con al fianco lo scalmanato e folle Macron a spingere per l'invio di truppe europee sul campo di battaglia, porta a prevedere quest'altro passo demenziale.

Si è fatto credere a Zelensky (e all'opinione pubblica occidentale) che sarebbe riuscito a fermare la Russia grazie all'approvvigionamento militare dell'Occidente. Il quale avrebbe intanto provveduto immantinente a prosciugare le energie dell'Orso russo, scarnificandolo grazie alle sanzioni commerciali e finanziarie. Il popolo ridotto alla fame e stanco di piangere sui suoi morti avrebbe a questo punto ribaltato come un fuscello Putin, oltretutto malato di cancro. Risultato? Noi meno Pil, loro di più. Votazioni? 87 per cento pro Putin.

Non occorreva essere dei geni per capire sin dall'inizio come il piano della Nato fosse irrealistico. Come disse Fouché, il ministro della polizia di Napoleone, dopo che Bonaparte condannò a morte l'innocente duca d'Enghien, «è stato peggio di un crimine: è stato un errore». Capita, ma perseverare è diabolico. Sul ring era salito un Tyson e la Nato ha spinto il mingherlino ex comico ad accettare la sfida: lo hanno dopato con gli spinaci di Braccio di Ferro, figuriamoci. Ma va' là, che lo sapevamo tutti, il risultato del match.

Non sto qui a pesare sulla bilancia della morale

Putin, e di quanto sia cattivo e imperialista. Lo sappiamo. È l'aggressore. Permettetemi però di non credere alla favola di Cappuccetto rosso e del lupo cattivo: si poteva evitare che «la Nato gli abbaiasse ai confini» (papa Francesco). Fatto sta che lo zar sta giocando adesso una partita che lui chiama «esistenziale» per sé e per la Russia. Partita che una potenza nucleare, dotata di più di seimila bombe di qualsiasi tipo e potenza, innestate su attrezzi balistici tecnologicamente strabilianti, non può permettersi di perdere. Ce li esibisce sotto il naso. Si dirà che non può perdere nemmeno l'Occidente, essendo dotato di ordigni altrettanto terrificanti. Vedere chi è più bravo nel settore, va evitato. O no?

La geopolitica - prima che finisse in mano a strateghi della mutua - ha sempre insegnato a tener conto delle zone di influenza delle superpotenze: se ne invadi il cortile, si

incazzano. Umiliarle dopo una sconfitta (quella della Germania nel '15-18, quella della Russia nella Guerra Fredda) è un errore che si paga. Bandiera bianca. E si pareggia. La Russia - si ricordi - non ha mai perso una guerra.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica