Le sonde spia, la rete dei viaggi e il dossier Taiwan: lo strano intrigo tra Usa e Cina

Il Financial Times svela come il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan e il veterano degli affari esteri cinesi Wang Yi abbiano stabilito un dialogo per ridurre le divergenze nei rapporti tra Stati Uniti e Cina

Le sonde spia, la rete dei viaggi e il dossier Taiwan: lo strano intrigo tra Usa e Cina
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Cresce l’attesa per l’arrivo nelle prossime ore a Pechino di Jake Sullivan, il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, che secondo Axios avrà il compito di preparare un nuovo incontro tra il presidente Joe Biden e il suo omologo cinese Xi Jinping. Il vertice dei due leader dovrebbe svolgersi prima del passaggio di testimone alla Casa Bianca e, in caso di vittoria di Trump, potrebbe rappresentare l’ultima occasione di un confronto “razionale” tra le due superpotenze. Confronto che, nonostante importanti scossoni durante il mandato del vecchio Joe, non è deragliato, si scopre oggi da un resoconto del Financial Times, grazie ad una girandola di missioni diplomatiche segrete i cui protagonisti indiscussi sono stati proprio Sullivan e Wang Yi, veterano degli affari esteri del Paese del dragone.

Austria, Malta e Thailandia. Queste sono le nazioni in cui ha fatto tappa il consigliere americano incaricato di tenere la barra dritta nelle relazioni tra Washington e Pechino. Gli incontri, parte del cosiddetto “canale strategico”, hanno avuto luogo lontano da occhi indiscreti all’indomani della vicenda delle sonda cinese avvistata nei cieli Usa e poi abbattuta. Obiettivo immediato: impedire l’interruzione dei rapporti avviati nel 1979 con l’erede del Celeste impero ed evitare un potenziale conflitto armato a causa dell'isteria da caccia alle spie.

Non che sino a quel momento non siano mancati punti di frizione. È almeno dall’amministrazione Obama infatti che America e Cina si confrontano su temi come la competizione economica e tecnologica e l’accresciuta assertività di Pechino nel suo “cortile di casa”, leggi Mar Cinese Meridionale e Taiwan. Durante gli ultimi anni il passaggio di Trump ha lasciato il segno e in parte anche Biden si è mosso sullo stesso sentiero tracciato dal tycoon contestando inoltre a Xi Jinping il supporto alla Russia impegnata contro l’Ucraina e non facendo mancare manifestazioni di vicinanza ai leader di Taipei dopo la visita sull’isola nell’agosto del 2022 dell’ex speaker della Camera Nancy Pelosi.

Tanta carne al fuoco ha reso dunque necessario uno strumento per disinnescare attraverso una paziente opera diplomatica le crescenti tensioni tra i due Paesi. “In un momento in cui gli Usa sono consumati dall’idea della competizione con la Cina”, scrive il Financial Times, “e Pechino passa dall’estrema sicurezza di sé alla paranoia circa il proprio ruolo nel mondo” il canale strategico è servito ad “assorbire gli choc” e a ridurre il rischio di errori di calcolo da parte delle due superpotenze.

La decisione di stabilire un canale di comunicazione segreto è tra i risultati del vertice tra Biden e Xi Jinping a Bali del novembre 2022. Il dialogo vero e proprio viene avviato pochi mesi dopo il menzionato incidente della sonda spia a Vienna, città scelta per l’equidistanza tra le due capitali rivali, dove Sullivan e Yi si barricano in un albergo per appianare le divergenze.

Centrale nei meeting di Vienna e poi a Malta, che aprono la strada al vertice di San Francisco dell’anno scorso tra i due leader, è il dossier Taiwan. Il rappresentante cinese con il no all’indipendenza dell’isola enuncia quella che per il suo Paese rappresenta un’insuperabile “linea rossa”. Non vogliamo che la Cina arrivi al conflitto per Taiwan, avrebbe risposto l’americano gettando acqua sul fuoco. Altri due punti chiave spesso rimarcati da Yi sono il rifiuto del concetto di competizione Cina-Usa propugnato dalla Casa Bianca e l’opposizione ai controlli sulle esportazioni americane.

Secondo i resoconti, il successo del canale strategico, proseguito anche a Bangkok, sarebbe stato determinato da caratteristiche personali e dalla pragmaticità dei due funzionari coinvolti. Proverbiali sono la scarsa vena polemica del ministro cinese e lo stakanovismo del consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense. “È il mio lavoro preoccuparmi e lo faccio letteralmente per ogni cosa”, ha affermato in passato il “secchione” Sullivan. Di lui dicono che dorma poco.

A tal proposito il New Yorker ha raccontato di quando il funzionario Usa nel cuore della notte ha scoperto un intruso in casa mentre era ancora impegnato a lavorare. Si può immaginare come in questi anni, tra il ritiro americano dall’Afghanistan, forse il suo rimpianto più grande, la guerra in Ucraina e il confronto con la Cina, di tempo per riposare ne avrà avuto ben poco.

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