La turbolenza e gli allarmisti

Le urla di panico che escono dai salotti radical chic americani ed europei sono comprensibili quanto infondate: in pericolo non è la democrazia, bensì il loro potere

La turbolenza e gli allarmisti
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È innegabile che le prime mosse, brusche e provocatorie, del secondo mandato di Donald Trump destino un mix tra stupore e paura. Quando si smonta un sistema politico-economico - il globalismo assistito dallo Stato - per montarne un altro - il conservatorismo del libero mercato - è un po' come stare su un aereo che viaggia in aria turbolenta: inevitabile che per un certo periodo si balli in su e in giù con conseguente sensazione di insicurezza. Gli esperti di aviazione sanno che la turbolenza è assai meno pericolosa di quanto appaia ai profani, nessun aereo è mai caduto per questo e quanto ai passeggeri basta che tengano allacciate le cinture di sicurezza e nulla di male succede. Questo per dire che le urla di panico che escono dai salotti radical chic americani ed europei sono comprensibili quanto infondate: in pericolo non è la democrazia, bensì il loro potere, che pensavano acquisito per sempre e che invece si è dimostrato fragile e attaccabile più facilmente di quello che si immaginava. Certamente più in piccolo è quello che abbiamo vissuto in Italia all'indomani della vittoria alle elezioni politiche di Giorgia Meloni e della sua nuova destra. Un pezzo d'Italia, quello perdente, era stato preso dallo sconforto e dalla rabbia, il ritorno del fascismo era dato per certo, nei salotti buoni della sinistra si parlava di imminente fine delle libertà acquisite, l'isolamento internazionale e la catastrofe economica erano ineluttabili. Bene, sono passati quasi tre anni e non solo nulla di ciò è accaduto, ma molti parametri di equità sociale ed economici sono nel frattempo cresciuti nonostante una congiuntura europea - la crisi di Francia e Germania e l'insistenza della guerra in Ucraina - non certo favorevole. L'impressione è che si voglia spacciare per crisi della democrazia ciò che in realtà è la crisi della sinistra globale.

Anche i segnali che arrivano dai mercati finanziari vanno letti correttamente: gli analisti indipendenti parlano non di un crollo della fiducia, bensì di un prendere fiato dopo anni di scalata - in altre parole di monetizzare i benefici - per essere pronti a nuove avventure. Balleremo, certo, ancora un po'. Ma il sereno non è poi così lontano da venire.

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