
La sineddoche è figura retorica che arricchisce la lingua italiana e spesso rende più suggestiva la narrazione. Una parte per il tutto. «Una vela nel mare» si intende evidentemente un natante, visto che le vele non stanno a galla da sole, ma l'espressione è certamente più poetica. Tuttavia quando si abbandona lo stile, per andare alla sostanza, un simbolo, un gesto, una espressione, non può diventare il criterio interpretativo di qualcosa di assai più vasto, perché ciò induce necessariamente ad una errata interpretazione del fenomeno che osserviamo. Peggio ancora quando, maliziosamente, partendo da un gesto o da una espressione, si cerca di connotare un intero pensiero, attribuendogli significati malevoli. In questo caso dalla figura retorica, che arricchisce di poesia il racconto, passiamo alla menzogna, o peggio, alla famigerata doppia morale con cui in Italia certa opinione pubblica è solita analizzare i fatti.
È la seconda volta, da quando Trump ha vinto le elezioni Usa a stragrande maggioranza, che leggo paginate intere di giornali dedicati ad un braccio alzato. Prima è stato il braccio alzato di Elon Musk, una mano che dal cuore andava verso la platea dei sostenitori, più simile al saluto di Barbara D'Urso dei bei tempi che non ai raduni di Piazza Venezia. Poi è toccato allo stesso arto di Steve Bannon, che sfuggito alla forza di gravità, è diventato centrale nei commenti del grande raduno dei Conservatori in corso in America. Entrambi i protagonisti del gesto, non felice, lo riconosciamo, si sono affrettati a smentire che la sguaiata mano avesse nulla a che fare con il saluto in voga una ottantina di anni fa dalle parti di Roma. Entrambe le interpretazioni autentiche del gesto tuttavia non sono state sufficienti a placare polemiche, retroscena, interpretazioni. Perché, ed è questo il punto, il principio della sineddoche negativa vale come principio interpretativo del tutto. Ed è un baluardo della doppia morale con cui certo mondo analizza la politica. Mi spiego: sia la destra, sia la sinistra sono universi che necessariamente racchiudono mondi ampi. All'interno di questi mondi, come in tutte le comunità umane, trovano dimora raffinati intellettuali, normali cittadini, seri politici, scalmanati e irriducibili fanatici.
Se però, in una manifestazione della sinistra, qualcuno rompe vetrine, appicca incendi e picchia poliziotti, il principio della sineddoche interpretativa non si applica: quella è una minoranza, la maggioranza è fatta da persone per bene e pacifica. Non solo, il fine nobile della manifestazione, la pluralità dei temi proposti al dibattito sono tali e tanto nobili da annullare ogni gesto estremo. Sé quella stessa manifestazione fosse proposta dalla destra politica, varrebbe l'esatto opposto: i pochi violenti, qualche slogan o gesto sopra le righe, una piccola parte di ciò che è avvenuto nella manifestazione stessa, da qui il principio della sineddoche, diventa la cifra interpretativa che la caratterizza tutta. I violenti, i fanatici non sono una minoranza, ma sono i rappresentanti più puri e veritieri di quella ideologia condannabile. Due pesi e due misure, oppure, appunto, la doppia morale, con cui certa classe intellettuale ha orientato il dibattito politico tra bene e male dal dopoguerra ad oggi e il presente non fa eccezione.
Tanto che il braccio alzato di Bannon, per altro dallo stesso immediatamente ricondotto al di fuori dell'alveo fascista, trova quasi più spazio del confronto, questo si centrale nella vita di tutti noi negli anni a venire, tra i movimenti conservatori che oggi dettano la agenda politica del nostro tempo e del nostro mondo, quello che si affaccia sulle due rive dell'Atlantico. Sarebbe stato assai più utile porgere l'orecchio all'intervento del Presidente Meloni a quello stesso congresso, cogliendo così la luna, invece di soffermarsi sul dito, anzi, sul braccio, di un uomo che non ricopre cariche politiche.
Ci saremmo accorti, e avremmo dato la dovuta importanza, alle affinità e alle divergenze che corrono all'interno di un movimento di pensiero ampio, non sempre perfettamente uniforme, a cui tuttavia un numero non marginale di cittadini del mondo occidentale ha affidato i propri destini, nella speranza di ricevere risposte non pervenute dai movimenti progressisti, dalle filosofie woke o ambientaliste estreme. E le sensibilità diverse su cui discutere e volendo anche polemizzare non mancano. Nelle parole del nostro Presidente del Consiglio abbiamo ascoltato il rispetto per le domande poste dal numero due di Whashington Vance alla Conferenza di Monaco, quesiti, come ho scritto lunedì scorso su questo giornale, che meritano risposte chiare dall'Europa, ma abbiamo anche sentito forte e chiaro il tributo e il sostegno ad un popolo in lotta per la propria libertà, quello ucraino, su cui le affermazioni di Donald Trump hanno sconfinato, forse utilitaristicamente alla ricerca di una difficile pace, oltre il muro invalicabile dei nostri principi.
Piaccia o non piaccia, il mondo dei Conservatori è chiamato ad esercitare un ruolo strategico nel costruire il futuro, considerarlo, giudicarlo e schiacciarne il dibattito sotto l'immagine di un braccio alzato è una ennesima prova di arroganza di certa intellighenzia, ma soprattutto è la prova che un certo mondo non ha ancora capito cosa sta accadendo in torno a noi e quali sono i veri temi geopolitici in discussione.Se mai le domande di Vance attendessero davvero una risposta, questa è arrivata, ed è stata la risposta sbagliata.
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