Uno scambio di sms al livello più alto. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen dialoga direttamente con l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. In gioco c’è un accordo colossale, 20 miliardi di euro, sulla fornitura di vaccini per combattere l’emergenza Covid. Siamo nella fase decisiva della trattativa e quei messaggi possono essere letti in modo assai suggestivo.
Certo, quell’episodio si ricopre di spine in vista dell’imminente campagna elettorale che ridisegnerà il volto della Ue. Von der Leyen punta alla riconferma e allora, sarà un caso, ecco che spunta la notizia che potrebbe metterla in imbarazzo. O peggio, se dovesse arrivare qualcosa di più preciso, costringerla addirittura a gettare la spugna: Politico, il sito con sede a Bruxelles sempre ben informato, fa sapere che la Procura europea indaga proprio sulla presidente uscente che vorrebbe bissare il proprio mandato. Curioso, c’era stata a inizio del 2023 la denuncia di un lobbista locale, tale Frederic Baldan.
A quel punto si era messa in moto la magistratura di Liegi. Oggi si scopre che la pratica è passata alla Procura europea, l’Eppo, e sopratutto si viene a sapere che von der Leyen è indagata per una sfilza di reati: distruzione di sms, corruzione, conflitto di interessi, interferenza nelle funzioni pubbliche.
Insomma, la trama si sarebbe dispiegata ben oltre l’esposto di partenza, anche se è nebbia fitta sui diversi episodi che comporrebbero il mosaico di una storia ancora oscura. E però si può osservare che migliaia e migliaia di dosi, del valore di 4 miliardi di euro, non sono stati utilizzate.
E però il punto è un altro: dopo un anno e passa, l’indagine arriva sulla rampa di lancio giusto in tempo per tagliare la strada alla presidente che dovrebbe essere riconfermata, con un parlamento che potrebbe virare a destra. Von der Leyen appartiene ai popolari e si discute su possibili variazioni all’alleanza fra popolari e socialisti che di fatto é il perno del potere europeo.
Le formule politiche vanno e vengono, si vedrà, ma quel che si intravede all’orizzonte è la giustizia a orologeria o qualcosa che le assomiglia, qualcosa - fra vero, verosimile e percepito - con cui l’Italia convive da molti anni. La giustizia politica è un tema che nel nostro Paese divide e scatena liti furibonde almeno dai tempi di Mani pulite ma Bruxelles non vanta tutta questa tradizione.
E invece a soli due mesi o poco più dalle elezioni di giugno che potrebbero terremotare il paesaggio politico della Ue, l’inchiesta viene scaraventata in prima pagina. E con accuse che, per quanto ancora generiche, potrebbero rivelarsi assai insidiose per von der Leyen e le sue solidissime ambizioni. Ci saranno nuove rivelazioni? Oppure, si assisterà ad una sorta di moratoria o, se si preferisce, di tregua elettorale per non alterare il responso delle urne?
Von der Leyen ha costruito rapporti solidi con molti leader europei, per esempio con Giorgia Meloni che pure appartiene alla famiglia delle destre europee, e sarebbe difficile immaginare un cambiamento in corsa. E altri assetti.
Insomma, la questione è delicata come sempre al crocevia fra diritto e politica. D’altra parte, Baldan non era rimasto solo con il suo atto d’accusa. A lui si erano aggiunte Ungheria e Polonia che si erano apertamente schierate contro la presidente, dando carburante alle denunce.
Ora, nel clima sempre incandescente di Bruxelles, si dà per probabile, anzi quasi certa una retromarcia di Varsavia dove si è affermato Donald Tusk e dunque adesso c’è un esecutivo filoeuropeo. Tace la Commissione che non dice nulla sugli sms incriminati, nemmeno sulla loro esistenza. Silenzio anche da Pfizer e Eppo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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