Sono bastati pochi mesi e gli equilibri geopolitici globali si sono ribaltati. Prima le elezioni europee di giugno, che hanno spostato a destra il Parlamento Ue, poi la vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane del 5 novembre e, infine, le crisi politiche (e anche economiche) che stanno paralizzando Francia e Germania. Insomma, un quadro che solo un anno fa era forse inimmaginabile e nel quale l’Italia può muoversi forte di un’inconsueta stabilità. Al netto dei continui, accesi e ripetuti battibecchi tra i due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il governo guidato da Meloni continua - ormai quasi al giro di boa della legislatura - a essere più che saldo dal punto di vista dei numeri in Parlamento.
È per tutte queste ragioni che Politico.eu ha scelto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, come «la persona più potente d’Europa» nella sua classifica per il 2025. «Chi chiami se vuoi parlare con l’Europa? Se sei Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e consigliere chiave del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, il numero che chiami appartiene a Giorgia Meloni», scrive il quotidiano, sottolineando che «in meno di un decennio, la leader del partito di destra Fratelli d’Italia è passata dall’essere liquidata come una pazza ultranazionalista all’essere eletta primo ministro d’Italia e ad affermarsi come una figura con cui Bruxelles, e ora Washington, possono fare affari».
L’Italia ha ritrovato una sua centralità. Dovuta sì allo scenario complessivo, ma pure al ruolo che ha saputo ritagliarsi la premier in questi due anni e passa a Palazzo Chigi. Se il canale aperto con Trump è infatti frutto di una comune collocazione politica e del rapporto con Elon Musk, non c’è dubbio che il peso che la premier ha oggi in Europa dipenda anche da come si sono mossi in questi anni i Conservatori di Ecr, di cui Meloni è presidente. Questo, e il suo rapporto con Ursula von der Leyen, le hanno permesso di portare a casa una delle sei vicepresidenze esecutive della nuova Commissione Ue con Raffaele Fitto. Il tutto non entrando stabilmente nella cosiddetta «maggioranza Ursula» e nonostante l’ostilità dichiarata dei socialisti di S&D. Insomma, un colpo che nessuno - soprattutto dopo il voto di Strasburgo a luglio, quando Fdi votò contro il bis di von der Leyen - aveva immaginato.
Sarà forse anche per questo che ieri Politico.eu ha inserito Raffaele Fitto nella classifica delle personalità più influenti a livello di Unione europea. Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea fa parte della categoria dei «disrupter», ovvero «coloro che mettono in discussione lo status quo», e viene definito da Politico.eu come un «costruttore di ponti», grazie al suo ruolo di facilitatore del dialogo tra la presidente della Commissione von der Leyen e il gruppo dei Conservatori di Ecr. Fitto, scrive Politico, «avrà la supervisione di alcuni dei portafogli più ricchi di risorse dell’Unione europea, tra cui agricoltura e trasporti, e il controllo diretto del cosiddetto fondo di coesione, un fondo da 400 miliardi di euro destinato a sostenere le regioni più povere del blocco e finanziare lavori pubblici in tutto il continente». In questo ruolo, il rappresentante italiano «dovrà superare la resistenza nazionale ai piani alti di Bruxelles di collegare l’accesso ai finanziamenti regionali alle riforme interne». Il portale di affari europei ricorda come l’ex ministro italiano «mantiene forti legami con i suoi ex colleghi» del Ppe «e per molti versi incarna il flirt tra il più grande gruppo politico dell’Ue e l’emergente Ecr». Insomma, «è ben posizionato per costruire ponti sia letterali che figurativi».
E, in quanto uno dei pesi massimi della seconda amministrazione von der Leyen, Fitto «è pronto a essere un mediatore di potere, consigliando il collegio su quali delle sue proposte possono essere accettate dalla sua nuova famiglia politica». E, ancora, potrebbe anche fungere da emissario della Commissione presso l’Ecr.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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