In alcune dichiarazioni rilasciate lunedì notte dalla polizia tedesca si leggevano gli stessi toni trionfalistici utilizzati dagli inquirenti di Dallas dopo che fecero scattare le manette ai polsi di Lee Harvey Oswald, il killer del presidente americano John F. Kennedy. Un ottimismo, frammisto ad auto-celebrazioni di zelo ed efficienza, che stride con i 18 feriti gravissimi ancora ricoverati secondo il ministro dell'Interno De Maizière, si è sbriciolato qualche ora dopo, quando si è scoperto che il 23enne di origini pachistane, al secolo Naveed Bilal, non era l'artefice del massacro in Breitscheidplatz, frattanto rivendicato dall'Isis. Nel corso dell'interrogatorio l'uomo, rilasciato in serata perché estraneo ai fatti, ha negato ogni addebito e dai riscontri effettuati la stessa polizia, attraverso una dichiarazione imbarazzata del comandante Klaus Kandt, è dovuta tornare sui propri passi ammettendo di aver preso un abbaglio.
Naveed, sottoposto a comparazioni di Dna che l'hanno completamente scagionato, di sicuro non è uno stinco di santo, vanta alcuni precedenti per piccoli reati, ma non sarebbe legato ad alcuna rete jihadista. Alla sua cattura si è arrivati in maniera piuttosto rocambolesca e lacunosa nella ricostruzione. Il pachistano è stato fermato grazie a un testimone, incautamente definito «eroe» dai media tedeschi, che l'ha pedinato e ha avvertito la polizia che ha provveduto ad arrestarlo poco distante dalla Colonna della Vittoria, nel cuore del parco Tiergarten. Il testimone sostiene di aver assistito all'assalto del tir al mercatino in Breitscheidplatz e di aver visto scendere il conducente dal camion e fuggire a tutta velocità. Ha deciso quindi di seguirlo, digitando negli stessi istanti il numero di pronto intervento con il cellulare. L'inseguimento sarebbe proseguito per quasi due chilometri, fin nel cuore del parco di Tiergarten. Qui Naveed è stato arrestato, anche se gli stessi inquirenti non credono che l'uomo che ha abbandonato il tir dopo il massacro e il giovane fermato nel parco siano la stessa persona.
Il ministro degli Interni del Brandeburgo, Karl-Heinz Schroeterun ha provato a metterci una pezza diramando una nota che sottolinea come la polizia abbia fatto il suo dovere. «Ha agito in maniera tempestiva, fidandosi ovviamente di quelle che sembravano essere indicazioni esatte. Nelle fase concitate della fuga è possibile che si sia verificato purtroppo uno scambio di persona che ha condotto il testimone su una falsa pista».
Per la cronaca il giovane sarebbe entrato in Germania da Passau, in Baviera, il 31 dicembre scorso. Si tratta di una città al confine con l'Austria che è stata uno dei principali punti di passaggio per i flussi dei migranti che richiedono asilo. Era noto alla polizia tedesca, come accennato, per episodi di microcriminalità (furti in un supermercato e detenzione di sostanze stupefacenti), ma non era stato segnalato o fermato per contatti con ambienti jihadisti.
Aveva ottenuto il permesso di soggiorno il 2 giugno di quest'anno e per un certo periodo era stato ospite in un hangar dell'ex aeroporto di Tempelhof, a Berlino, dove da un anno è stato allestito un grande campo che accoglie i profughi. La polizia ha interrogato numerosi occupanti del centro, ma non ha effettuato arresti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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