
C'è un video che circola sulle chat interne Pd, e che descrive bene l'opinione diffusa su colei che del partito dovrebbe essere leader.
È il video della finta intervista di Propaganda Live (trasmissione certo non sospettabile di simpatie per la destra) ad una giuliva Elly Schlein che ad ogni domanda su Conte, Trump, Putin, Zelensky e la linea del Pd risponde parlando con entusiasmo di Sanremo e della «notte delle cover». «Mi pare perfettamente rispondente alla realtà», chiosa nella chat un esponente dem.
Sarà per questo che alla fine persino Schlein si è accorta che continuare a star zitta mentre intorno tutto brucia (inclusa la sua alleanza, si parva licet etc) era insostenibile. Così ha fatto la mossa del cavallo (o dell'asino di Buridano?) e si è fatta invitare da una trasmissione del Fatto Quotidiano - organo contiano certo non ostile a Putin - per dire che le sperticate lodi di Giuseppe Conte alla «pace» di Trump e Putin non la hanno convinta, ma che Conte «le ha chiarite». Che in fondo anche lui vuol bene a Zelensky, e di certo non sta con Trump che «non può essere considerato un alleato», e che sull'Ucraina è «convinta» che ci siano tutti gli elementi per trovare una «sintesi» con Giuseppi (che è per la resa immediata a Putin). Perché anche lei, come il capo grillino, è contraria «alla corsa al riarmo» della Ue, e quindi si può anche manifestare insieme a M5s, elaborando una «piattaforma comune». Sorvolando sul fatto che Conte ha già annunciato la sua piattaforma, ossia la consueta linea anti-Kiev. L'anima filo-Ucraina e filo occidentale del Pd è basita: «Conte ha chiarito? Ma come fa a dirlo?». Il leader 5S ieri ha assicurato che lui non sposa tutte le affermazioni di Trump e Putin, e che il suo unico interesse è che prosegua «il negoziato con la Russia» e si fermi il «riarmo». Ossia esattamente quel che vogliono Casa Bianca e Cremlino.
Intanto, mentre tutti i leader socialisti d'Europa (da Sanchez a Scholz a Starmer) si schierano pro-Zelensky e vanno a Kiev a ribadirlo, Schlein non riesce neppure a dire se sarà alle manifestazioni pro-Ucraina di oggi, nel terzo anniversario dell'invasione russa. Hanno aderito Azione (Calenda sarà in collegamento da Odessa, ancora martoriata dagli attacchi russi), Iv, +Europa. Non il Pd. «Ci sarà una delegazione», replicano i suoi a domanda diretta. Peccato che la delegazione sia formata da chi comunque sarebbe andato: Filippo Sensi, Lia Quartapelle, Giorgio Gori, Vincenzo Amendola, il responsabile Esteri Giuseppe Provenzano.
A paralizzare Elly sono innanzitutto i sondaggi, che danno il suo partito in calo e i 5S stabili se non in crescita (ai suoi danni): non può e non vuole lasciare a Conte la bandiera della «pace» ai danni di Kiev. Così un po' dei suoi saranno in piazza per l'Ucraina e un po' per la «pace» trumpian-putiniana, con la marcia Perugia-Assisi o le veglie di Sant'Egidio che inneggiano al «negoziato» che prevede la resa di Zelensky.
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