Addio all'ideatore M5S. Sognava la democrazia ma gestita solo da lui

L'enigma del manager che iniziò seguendo l'Idv di Di Pietro. Quel ruolo tra il santone di una setta e il mago della tecnologia applicata alla politica

Addio all'ideatore M5S. Sognava la democrazia ma gestita solo da lui

Se ne è andato un enigma senza essere risolto. Il più complicato cubo di Rubik della politica italiana. Sono tanti i misteri che si porterà nella tomba, Gianroberto Casaleggio. Tanti quante le leggende vere, verosimili o del tutto inventate che lo hanno accompagnato nella sua vita. Si è spento ieri, a sessantuno anni, stroncato da un ictus, dopo una malattia che da un paio d'anni non lo mollava più, ma non gli aveva impedito di tenere saldi i fili del suo Movimento. Guru, filosofo, profeta della democrazia diretta, complottista e congiurato, dittatore e burattinaio. Chissà cosa è stato. Certamente ha inventato il Movimento Cinque Stelle e anche il Beppe Grillo politico. Di Casaleggio si è detto e si dirà tutto. A lungo.

Riservato, schivo e indecifrabile. Casaleggio aveva il fisico del ruolo del manovratore oscuro: pochissime foto in circolazione, praticamente invisibile ai media, nessun profilo sui social network; folta chioma ricciola che sembrava una propaggine tricologica delle sue sbilenche idee, occhialini tondi da nerd.

Nato a Milano nel 1954 Casaleggio inizia la sua carriera come programmatore di software all'Olivetti di Ivrea negli anni Ottanta. Nel 2002 diventa ad della Webegg spa, una società che si occupa di web marketing controllata da Telecom Italia. Ma il manager non vuole stare sotto il cappello della grande azienda, così nel 2004 fonda la Casaleggio Associati insieme a quattro soci. «L'obiettivo della società è sviluppare in Italia una cultura della Rete», spiegavano in una nota. In realtà diventerà il cuore e il centro direzionale di un movimento politico. Perché Gianroberto Casaleggio, blindato nel silenzio dei suoi uffici milanesi, è senza ombra di dubbio l'uomo che, nel bene e nel male, ha più cambiato la politica italiana degli ultimi anni. Nel 2005, dopo averci provato con Antonio Di Pietro per qualche anno ha gestito la comunicazione on line dell'Idv prende Beppe Grillo, lo tira giù dal palco, lo converte alla tecnologia (prima spaccava i Pc durante i suoi spettacoli) e gli apre un blog che diventerà uno di più seguiti al mondo. Nel 2009, il 4 ottobre, nasce il Movimento 5 Stelle, tre anni dopo alle elezioni politiche raccoglierà più del 23% dei consensi. Un fenomeno politico mondiale. Maiuscola la visibilità di Grillo, minuscola quella di Casaleggio. Ma l'esposizione in questo caso - è inversamente proporzionale al potere.

Chi ha lavorato con lui parla di un uomo visionario, spesso guardato con sospetto, perché in anticipo su tempi che prevedeva solo lui. Quando, agli inizi dell'esperienza politica, con certezza granitica, preconizzava l'imminente ingresso in Parlamento di decine di deputati grillini, anche i suoi sodali lo prendevano per matto. Ma, con il passare degli anni, hanno iniziato a considerarlo un profeta. Casaleggio era un uomo di cultura complessa e intricata. Le rare volte nelle quali parlava in pubblico, lo faceva con voce monotonale; il suo era un salmodiare tecnologico, da santone di una setta, costellato di riferimenti esoterici, filosofici e fantascientifici. Da Philip Dick a San Francesco d'Assisi, da Gurdjieff a Gengis Khan, dal mito di Re Artù ai templari, seminava ovunque indizi. Dietro i suoi silenzi e le sue pause pareva sempre che ci fosse qualche mistero da nascondere o qualche trovata geniale da covare ancora per un po'. Non si è mai avuta certezza né dell'una né dell'altra ipotesi. Il Casaleggio pensiero è una sorta di comunismo 2.0, condito di ecologismo post hippie, suggestioni new age e scarti di anticapitalismo. Tutto nel nome dell'unico dio, dotato di una propria intelligenza, che tutto amministra e tutto regola come una livella: la Rete.

Un intellettuale, così lo ricordano tutti, ma anche un imprenditore. Che ha gestito con piglio padronale quello che, nei suoi progetti, doveva essere il partito della democrazia diretta, quello dell'«uno vale uno», ma dove inevitabilmente nessuno valeva come Casaleggio. A lui sono state imputate le «fatwe» nei confronti dei dissidenti, le espulsioni arbitrarie, i brogli nelle varie primarie online tutte gestite dalla sua azienda i divieti talebani di comparire nei talk show imposti ai suoi e, da ultimo, lo spionaggio della posta privata dei parlamentari pentastellati. Tutte le decisioni del più «trasparente e democratico dei movimenti» vengono prese nelle stanze chiuse a doppia mandata della Casaleggio Associati, privata azienda che indirizza una notevole fetta della nostra pubblica sorte. Azienda che detiene, di fatto, tutte le infrastrutture del Movimento: dalla gestione del blog di Grillo ai software che permettono di votare online, fino a «Rousseau», il sistema operativo del partito.

Il sogno di Casaleggio era la democrazia diretta, ma per ora c'è solo una certezza: la discendenza diretta. Perché tutto quello che era nelle mani di Gianroberto passa nelle mani del figlio Davide. Come in una dinastia.

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