Addio al cane Matusalemme. Era il più vecchio del mondo

Il pastore Maggie aveva circa 30 anni. La scienza ha allungato la vita anche ai piccoli amici: consigli per accudirli da anziani

Addio al cane Matusalemme. Era il più vecchio del mondo

La morte di Maggie, il cane più vecchio al mondo di cui si abbia notizia, sfata ancora una volta la tradizionale credenza che la comparazione dell'età tra cane e uomo sia di uno a sette. Se così fosse dovrebbero esistere persone di oltre 200 anni di età, mentre la più longeva di cui si abbia sicura documentazione è Jeanne Calment, francese, morta nel 1997 all'età di 122 anni e 164 giorni.

Maggie era un Australian Kelpie (un cane da Pastore australiano), razza di media taglia, rara da noi, ma comune nella nazione dei canguri, derivante dal Collie (più noto come «Lassie»), là introdotto dagli inglesi e incrociato con il Dingo, il cane selvatico australiano per eccellenza. Per quanto non esista una documentazione ufficiale dell'età di Maggie, visto che il suo proprietario ne ha smarrito il certificato di nascita quando era cucciolo, egli però ricorda bene che suo fratello minore Liam, aveva quattro anni, quando acquistarono Maggie. Ora l'uomo ha 34 anni. I conti sono facili. Brian McLaren, il padrone di Maggie, produce prodotti caseari nella sua azienda agricola e ne ha confermato la morte a un giornale locale. «Maggie, aveva 30 anni» ha detto al giornalista «e passeggiava ancora da sola la scorsa settimana. Andava dall'azienda all'ufficio, ringhiando ai gatti. Sembrava ancora in buona forma, quando ha avuto un crollo due giorni fa. Sono uscito la mattina e quando sono tornato per pranzo ho pensato che ormai era giunta la sua ora. Sono triste, ma, allo stesso tempo sollevato, che se ne sia andata così velocemente senza soffrire». Se l'età di Maggie non può essere provata ufficialmente, quella di Bluey, cane da pastore morto anche lui in Australia nel 1939 all'età di 29 anni, lo è. Ci sono i documenti a dimostrarlo. Personalmente ho visto, in provincia di Cremona, un cane meticcio di piccola taglia che era ancora in vita a 22 anni accertati e diversi altri che avevano varcato la ragguardevole soglia dei 20. La scienza medica ci ha allungato notevolmente la vita, costringendoci però troppo spesso a pagare un prezzo inaccettabile e non mi riferisco soltanto al costo delle sei compresse al giorno per alleviare dolori psicofisici e alle altre sei per limitare gli effetti collaterali delle prime.

Allo stesso modo, la scienza medica veterinaria, ha allungato la vita dei nostri beniamini e qui si pone una riflessione sottile che mi sento l'obbligo di fare, come veterinario di lungo corso che, al loro benessere, ha dedicato gran parte della vita. Fino a quando la vita non presenta loro un conto sproporzionato tra quanto gli possiamo dare e quanto gli possiamo togliere, vivano accanto a noi rendendoci felici e onorati della loro ineffabile compagnia. Dovrà essere nostra cura aiutare il cardiopatico a fare le scale (o a non farle per niente), sopportare una pipì in più sul pavimento, capire che a 18 anni le artrosi si fanno sentire anche per loro e scema la voglia di andare a scorrazzare nei prati, non sgridarli se incespicano su oggetti nuovi perché la vista gli vien meno, non pretendere che scovino i tartufi come un tempo perché anche l'olfatto ha una sua «durata». Sono dei vecchietti e se non soffrono inutilmente, lasciamo che si godano il loro inverno, magari assieme al nostro.

C'è una sola cosa che gli possiamo togliere, con il nostro sfrenato egoismo: la dignità di vivere. E questa è una delle peggiori violenze che noi, persone «normali», possiamo infliggere loro.

Addio Maggie, ora è venuto il momento di riposare davvero.

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