Addio allo stilista Alber Elbaz, il designer che fece rinascere Lanvin

Aveva 60 anni ed era ricoverato a Parigi per gravi sintomi da Covid. Aveva da poco presentato la sua ultima collezione

Addio allo stilista Alber Elbaz, il designer che fece rinascere Lanvin

Era tondo e dolce come un babà, il più simpatico e gentile tra quelli che nel mondo della moda possono essere chiamati geni. Nato a Casablanca il 6 febbraio 1961 in una famiglia di ebrei sefarditi, Alber Elbaz si è spento l'altra sera a Parigi dopo un'inutile lotta contro il covid. Terrorizzato dalle malattie («sono così ipocondriaco diceva che non posso usare la parola capsule per una collezione: mi fa pensare agli antibiotici») aveva rispettato regole e divieti d'ogni tipo. Si era anche fatto vaccinare, ma nonostante avesse già ricevuto il richiamo, tre settimane fa si è ammalato nel modo più severo. C'è chi dice che sia stato colpito da una nuova variante parigina che Pfizer non copre. Altri accusano la sua leggendaria golosità di quel sovrappeso che i medici indicano come un'aggravante del virus. Sta di fatto che la Francia è al primo posto in Europa per il numero di casi attivi e che l'intero mondo della moda piange quest'uomo straordinario. Aveva un talento più unico che raro per il disegno: con pochi tratti di pennarello riusciva a farti entrare in un giardino pieno d'incanti e femminilità. Fiocchi, pieghe, drappeggi, ricami e colori non avevano segreti per lui che ad appena 7 anni aveva rivelato la sua passione per gli abiti. Nel frattempo, però, si era trasferito con la famiglia in Israele e al posto della matita si ritrovò in mano un fucile mitragliatore. Era infatti nell'esercito israeliano quando decise d'iscriversi alla scuola di stilismo. Diplomarsi allo Shenkar College di Tel Aviv non gli ha impedito di ultimare il servizio militare. Tre anni durissimi perché diceva: «crescere in Israele ti rende fatalista: sai che potresti non avere un domani». Subito dopo il congedo si è trasferito a New York dove ha lavorato per un certo periodo di tempo in un'azienda specializzata in abiti da sposa salvo poi diventare per sette anni il braccio destro di Geoffrey Beene. Nel 1998 venne chiamato da Yves Saint Laurent per disegnare le collezioni di prêt-á-porter ma i grandi giochi economici che all'epoca trasformavano la moda in una specie di Monopolio, lo travolsero. Nel 1999 Domenico De Sole comprò per Gucci il marchio YSL pagandolo 1750 miliardi in vecchie lire e Alber venne sostituito d'ufficio da Tom Ford. La sua seconda e ultima collezione per lo storico brand francese resta una delle più belle pagine di stile che si siano mai viste e lo stesso si può dire per l'unica che disegnò a Milano per Krizia sentendosi pure dire da un'incauta Mariuccia Mandelli «Lei non sarà mai uno stilista». In quel fatidico 2000 Shaw-Lan Wang, miliardaria di Taiwan, rilevò Lanvin, il più antico marchio di Francia, affidando all'ex soldatino israeliano la direzione creativa dell'universo femminile. Per 14 bellissimi anni si sono viste sfilate indimenticabili anche perché lui sapeva vestire i corpi rispettando l'anima e il cervello delle donne. «La sola cosa che amo sono i sogni diceva - mi limito a lavorare su questa impalpabile materia e penso di essere molto fortunato perché posso trasformare un desiderio in realtà». In realtà erano fortunate le clienti di Lanvin oltre alla proprietaria che pur avendo guadagnato denaro a palate grazie a lui, ebbe il barbaro coraggio di licenziarlo nel 2015 per motivi mai chiariti. Dopo cinque anni di battaglie legali e sofferenze, proprio all'inizio del 2021 era tornato in scena con AZ Factory, un magnifico progetto in collaborazione con il Gruppo Richemont.

L'abito che regala a tutte il corpo dei loro sogni, le sneaker che sono sexy e donanti come le decolletè, la zip gioiello e tante altre novità ci erano arrivate come un regalo colorato e bellissimo via Zoom. Beati gli angeli che potranno ridere e conversare con questo genio simpatico e sfortunato.

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