Adesso l'assassino di don Roberto ritratta: "Non sono stato io a uccidere il prete"

Il tunisino Ridha Mahmoud cambia versione. Per il Gip è capace di intendere

Adesso l'assassino di don Roberto ritratta: "Non sono stato io a uccidere il prete"

«Non sono stato io a uccidere don Roberto, sono state altre persone». Ha ritrattato e cambiato versione Radhi Mahmoudi, il tunisino 53enne irregolare in Italia, che martedì alle 7 ha massacrato a coltellate il «sacerdote degli ultimi», amato e conosciuto a Como per essere il benefattore dei poveri.

L'assassino, secondo il Gip Laura De Gregorio che ha convalidando l'arresto per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, è imputabile, cioè capace di intendere e può essere sottoposto a processo.

Mercoledì, nel corso dell'interrogatorio nel carcere del Basone, dove si trova in isolamento, aveva raccontato di aver ucciso don Roberto perché si sentiva minacciato ed era convinto di essere al centro di un complotto ordito dalle istituzioni, in particolare dal Prefetto, che voleva espellerlo dall'Italia. «Sono stato io, l'ho ucciso come un cane - aveva confessato ai carabinieri, costituendosi dopo il delitto -. Ho smesso di colpirlo solo perché mi sono ferito anch'io».

Martedì aveva atteso con pazienza l'arrivo di don Roberto nel piccolo parcheggio davanti alla Parrocchia di San Rocco, sapendo che si trovava lì ogni giorno alle 7 per caricare l'auto e partire per distribuire la colazione ai senzatetto. Lo faceva da sempre. Così si è avvicinato e ha finto di avere mal di denti, chiedendo al religioso di aiutarlo e certo che lo avrebbe fatto. «Verso le 10, quando finisco il giro, ti accompagno in ospedale», gli risposto don Roberto gentilmente. Poi si è girato di spalle. Ed è a quel punto che è stato raggiunto da una prima coltellata alla base della nuca. Poi una serie di fendenti, al braccio eppoi al torace. Quindi il balordo ha abbandonato il coltello a terra ed è fuggito. Il numero dei colpi sarà accertato dall'autopsia, che è stata affidata al medico legale Giovanni Scola.

Mahmoudi, sentito nuovamente ieri, ha però capovolto le carte in tavola e si è rifiutato di firmare le dichiarazioni iniziali, spiegando di essere vittima di un complotto, ma sostenendo che sono stati altri a uccidere don Roberto.

Ossessionato dalla paura dell'espulsione, da tempo ce l'aveva con tutti, avvocati, rappresentanti delle amministrazioni, forze di polizia, giudici, perfino il medico che lo aveva visitato, stabilendo che la sua malattia agli occhi era curabile anche in Tunisia. Martedì era certo che le forze dell'ordine lo avrebbero atteso in tribunale per portarlo in aeroporto.

Aveva infatti sei procedimenti penali riferibili a due distinte identità ed era in Italia da 27 anni. Aveva perso il lavoro dopo una malattia agli occhi e si era separato dalla moglie, che lo aveva anche denunciato per maltrattamenti. E così ha sfogato la sua rabbia proprio contro quella mano che lo aiutava.

I funerali di don Roberto si svolgeranno oggi alle 17 nel suo paese di origine, a Regoledo di Cosio, nella chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio e saranno presieduti dal vescovo monsignor Oscar Cantoni.

Per sopperire alle norme di prevenzione imposte dal coronavirus i posti saranno limitati e sarà possibile seguire il rito via streaming sul canale YouTube de «Il Settimanale della diocesi di Como».

Sabato 19 settembre, invece, alle ore 9.30, in cattedrale, a Como si terrà la Santa Messa di suffragio.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica