La passerella televisiva di Beppe Grillo, domenica scorsa a Che tempo che fa, ha riportato in auge il dibattito sull'eredità del Movimento 5 Stelle. Di elencare le «conquiste» grilline si è incaricato - e non poteva essere altrimenti - l'esegeta numero uno del Movimento, Marco Travaglio, nel suo editoriale di ieri sul Fatto. Prima di iniziare l'analisi vi anticipiamo il quantum pagato dagli italiani per realizzare l'utopia pentastellata dal giugno 2018 al febbraio 2021: oltre 140 miliardi di euro gettati al vento che oggi pongono l'Italia in seria difficoltà, mancando risorse per rilanciare il Paese ed essendo i falchi di Bruxelles sull'uscio.
Il grosso della spesa è, ovviamente, relativo al Superbonus 110%, misura pensata per la ripartenza post-Covid ma a spese di tutta la collettività. Secondo il sottosegretario all'Economia Freni sono 109 i miliardi di euro di crediti vantati nei confronti dello Stato, anche se a fine ottobre solo 84 miliardi sono a bilancio. L'ammontare, comprensivo anche degli altri bonus, rischia di essere sottostimato giacché il Tesoro prevede una spesa di ulteriori 20 miliardi annui fino al 2027, anno in cui si esaurirà la maggior parte dei crediti di imposta relativi agli sconti per le ristrutturazioni.
La vera «ragione sociale» del Movimento è, però, sempre stato il reddito di cittadinanza che nella sua vecchia declinazione pre-governo Meloni è costato circa 30 miliardi di euro da aprile 2019 a luglio 2023. Tralasciando l'interminabile sequela di truffe e sprechi da parte dei percettori, il vero fallimento di questo sussidio è stato rappresentato dall'incapacità di aprire le porte del mercato del lavoro a coloro che erano in grado di impiegarsi, spesso scoraggiandoli in virtù del disincentivo rappresentato da un vitalizio garantito per sempre.
Nella categoria «sprechi» possono essere classificati anche i circa 900 milioni buttati per il cashback di Stato che nel primo semestre 2021 ha garantito fino a 150 euro di rimborso per chi avesse utilizzato i metodi di pagamento elettronico per almeno 1.500 euro di spese. Come il Superbonus ha avvantaggiato maggiormente chi aveva più disponibilità reddituale senza portare risultati concreti nel contrasto all'evasione. Non c'è da stupirsi che il governo Draghi l'abbia cassato dalla mattina alla sera.
Il discorso è più complesso per quanto concerne il decreto Dignità, il primo provvedimento-bandiera dei grillini varato nell'estate 2018. Per quanto concerne la stretta sull'uso dei contratti a termine con la reintroduzione delle causali dopo 12 mesi, valgono i dati Istat con la disoccupazione passata dal 9,5% del terzo trimestre 2018 al 9,7% del primo trimestre 2020 con un picco dell'11,2% nel primo trimestre 2019. Insomma, una legge inutile se non dannosa e mandata in soffitta prima dal governo Draghi e poi da quello Meloni che hanno sbloccato la flessibilità negata. Si può, invece, quantificare l'impatto del divieto di pubblicità delle scommesse nello sport. Le società di calcio hanno perso 200 milioni di mancati introiti annui dal 2019 a oggi per un totale di un miliardo circa. Il divieto, come immaginabile, non ha nemmeno ostacolato la ludopatia: le scommesse sul calcio in Italia nel periodo 2018-2022 sono aumentate da 9 a 13 miliardi di euro.
Ultimo capitolo imbarazzante è l'ingresso dell'Italia, unico Paese del G7, nella Via della Seta cinese.
L'export verso Pechino è passato da 13 miliardi del 2019 a 16 miliardi nel 2022 ma il deficit commerciale è più che raddoppiato da 19 a 41 miliardi. Sulla dichiarazione di Grillo «ho peggiorato questo Paese», però, si può essere d'accordo. È vero.
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