Roma - Poche eccezioni, molte bastonate. Il giorno dopo il corteo «anti-Salvini» degenerato in guerriglia nel centro storico di Napoli piovono sul sindaco arancione Gigi de Magistris critiche e accuse. A cominciare dal governo, che proprio il primo cittadino aveva indicato, a caldo, tra i responsabili delle violenze.
E così ieri dal Lingotto il ministro dell'Interno Marco Minniti ha rivendicato l'operato della polizia e puntato il dito contro il sindaco, pur senza mai citarlo esplicitamente. «La vicenda di sabato - ha spiegato - rappresenta un punto cruciale per la nostra concezione della democrazia. È importante che i diritti costituzionali siano garantiti per tutti ed è altrettanto importante che sia chiaro che in democrazia c'è un confine che non è valicabile: la violenza. Chi pratica la violenza è contro le nostre libertà e non può pensare di zittire l'altro», perché «democrazia vuol dire che anche l'avversario più radicale», anche «quello più distante da noi», possa «esprimere le proprie opinioni». E ancora, il titolare del Viminale ha aggiunto che «la sinistra riformista solleva lo sguardo verso gli ideali e scaccia le ombre e libera la gente dalle ossessioni», il tutto mentre «gli altri lucrano sulle ossessioni».
Meno diplomatico uno storico predecessore di «Giggino 'a manetta», Antonio Bassolino da Afragola, già sindaco di Napoli e poi presidente della Regione Campania, che ieri mattina ha postato su Facebook il suo pensiero sugli scontri, senza fare sconti di alcun tipo al primo cittadino amico degli antagonisti: «I centri sociali hanno fatto i centri sociali, i black bloc si sono infiltrati e hanno fatto i black bloc, lo Stato ha fatto lo Stato, de Magistris non ha fatto il sindaco». E lo stesso ex premier Renzi ha definito «allucinante» che «un sindaco di una delle città più belle si schieri al fianco di chi non vuole far parlare qualcuno e sfascia la città». In fondo, ha proseguito l'ex rottamatore, persino tra i dem le cose vanno diversamente: «Quando un parlamentare chiede di parlare, anche se dice cose che non stanno né in cielo né in terra, noi del Partito Democratico lo lasciamo parlare».
Tra i pochi a favore del sindaco arancione si schierano Paolo Cento e Michele Emiliano, il primo difendendo de Magistris e attaccando Minniti, il secondo prendendosela più che altro con Salvini, a suo dire prima «provocatore» e poi «vittima» secondo una precisa strategia. Ma il coro di condanna conta molte più voci. Tra queste anche quella dell'ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ospite ieri di Lucia Annunziata a In mezz'ora. Sulla questione degli sconti a margine del comizio del leader leghista, infatti, Pisapia ci è andato giù duro. «Io - ha spiegato - non avrei mai agito come ha fatto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris». Questo perché «de Magistris ha fatto una scelta politica diversa dalla mia», ha continuato Pisapia: «Lui non crede che possa nascere un nuovo centrosinistra ampio, aperto e capace di governare, ha scelto di essere vicino a realtà che credono che il centrosinistra attuale sia il nemico principale, mentre per me l'avversario dovrebbe essere quello di destra». E infatti Pisapia ha ricordato come «quando a Milano c'erano movimenti xenofobi o che vedevano positivamente nazismo e fascismo, ogni settimana si riuniva il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica con la partecipazione degli organi competenti e si decideva cosa fare». Il risultato? «Quello che è successo a Napoli» non solo «è un regalo a Salvini».
Ma soprattutto «non è mai successo a Milano». Città dove, ha continuato Pisapia, «non abbiamo mai vietato niente a nessuno, però isolando le persone che volevano propagandare qualcosa che contrastava con i principi costituzionali».MMO
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.