Luigi Di Maio si dissocia. Giuseppe Conte scherza. Di Battista gode. Il «caso Cominardi» accelera la resa dei conti nel Movimento. Dopo la grana Petrocelli (l'ex presidente della commissione Esteri del Senato costretto alle dimissioni dopo il tweet con la Z dell'esercito russo), fatale è ancora un post.
Ma stavolta la gaffe di Claudio Cominardi, tesoriere del partito e braccio destro del capo politico Conte, diventa quasi secondaria. Rispetto allo scontro che si consuma in pubblico tra il ministro degli Esteri e l'ex premier.
La tensione accumulata nelle settimane scorse tra i due big grillini esplode. La miccia è la foto-graffito di Draghi al guinzaglio di Joe Biden rilanciata su Instagram da Cominardi.
Sotto la foto la scritta: «Graffiti. Draghi, Biden, war».
Il premier italiano è raffigurato con il corpo della Lupa, simbolo di Roma, ed è tenuto al guinzaglio dal presidente americano. Le mammelle con Romolo e Remo hanno su la scritta liquid gas. Un passo falso che scatena un terremoto tra i Cinquestelle e nel governo. L'imbarazzo è forte. La foto circola nella chat grilline, alimentando le polemiche. I dimaiani partono subito all'attacco. Il ministro degli Esteri è netto: «Quella immagine è inaccettabile, ne prendo totalmente le distanze. Noi come forza politica sosteniamo questo governo, come forza politica sosteniamo il presidente del Consiglio. Quello non è diritto di critica, è sostanzialmente una cosa da cui bisogna prendere le distanze, spero che il movimento ne prenda le distanze il prima possibile». Si attende la presa di distanza (che non arriva) da parte di Conte.
Il leader grillino non raccoglie l'invito di Di Maio: «Non mi fate parlare di una foto postata, mi hanno detto che si tratta di graffiti. Non diamo importanza» precisa Conte. Parole che certificano, per la prima volta in pubblico, la spaccatura tra le due anime. I dimaiani premono sul capo politico: «Che quello postato dal tesoriere del M5S sia un murales lo vedo anche io, l'arte è da sempre un potente mezzo di comunicazione che però va usato a proposito, soprattutto dalla prima forza politica di questo Paese. Ciò che mi sfugge, come ho già avuto modo di far notare sotto al post in questione, è perché una persona che ricopre un ruolo così delicato e primario all'interno del Movimento, ma il discorso vale per chiunque ne faccia parte, abbia sentito l'esigenza di pubblicarlo sui propri canali social. E non derubricherei l'episodio, come ha fatto il presidente Giuseppe Conte, definendolo senza importanza. Io non intendo derubricarlo, voglio prenderne nettamente le distanze difendendo il nostro governo, e il Presidente del Consiglio Mario Draghi, che abbiamo deciso convintamente di sostenere. Le Istituzioni non si difendono a giorni alterni e a seconda delle convenienze» incalza Sergio Battelli, fedelissimo del ministro degli Esteri. Arriva Alessandro Di Battista che getta benzina sul fuoco: «Se tocchi Draghi ti linciano».
Nella polemica si infila Ettore Rosato di Italia Viva: «Lo detestano e lo offendono, perché è autorevole e capace. Il contrario del suo predecessore».
Conte non cede. Anzi, apre un nuovo fronte al veleno con Di Maio. Il ministro, nella serata di lunedì, ha evocato il rischio di un nuovo Papeete. L'ex premier ribatte: «Il Governo rischia un nuovo Papeete? Dovete chiederlo a Salvini.
Di Maio? Non si riferiva al Movimento, avete mai visto uno dei nostri parlamentari che si mette braghe e andare in spiaggia? Non scherziamo». A buon intenditor. Messaggio chiaro al ministro degli Esteri beccato in costume da bagno l'estate scorsa.
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