«Un successo», anche personale. E «con l'Italia protagonista». Giorgia Meloni chiude il suo primo G20 soddisfatta, unica donna capo di governo al tavolo dei Venti grandi riuniti a Bali (nel complesso, la presenza femminile è limitata a quattro persone su 41, visto che oltre alla premier italiana ci sono la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, la numero uno del Fmi, Kristalina Georgieva, e la dg del Wto, Ngozi Okonjo-Iweala). Insomma, spiega Meloni, ci ritroviamo a «essere un'avanguardia» sul tema della partecipazione femminile e «questo fa piacere».
Una due giorni, quella in Indonesia, con una fitta agenda di incontri bilaterali, al punto dall'essere costretta a limitare a pochi minuti l'unico punto stampa della trasferta indonesiana, con solo tre velocissime domande. Facciamole «a grappolo», dice la premier. Rispolverando il cosiddetto «metodo Renzi», che da presidente del Consiglio era solito prendere le domande a gruppi di quattro o cinque per poi rispondere solo a quelle che riteneva. Meloni, va detto, spiega di avere «i minuti contati», perché incombe il bilaterale con il presidente cinese Xi Jinping. E - seppure in maniera lapidaria - risponde a tutti i quesiti. Dribblando, nel merito, solo quella sui vaccini e sul sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, perché dice - «non sono a Bali per parlare di questo».
D'altra parte, in Indonesia le priorità sono altre. A partire dal rischio di escalation tra Russia e Ucraina, acuito dalle notizie sul missile caduto in Polonia. Una vicenda sulla quale Meloni non lascia spazio a esitazioni. «La responsabilità di quello che è accaduto è della Russia che sta sistematicamente distruggendo le infrastrutture ucraine» e «i russi sanno che, bombardando al confine, i missili possono cadere sul suolo polacco», spiega la premier. Insomma, nessun fraintendimento né zona grigia. Un messaggio chiaro, quello di Meloni. Ai partner internazionali, per ribadire la posizione filo-atlantista dell'Italia. Ma, forse, anche in chiave interna. Visto che, non è un mistero, in casa nostra i distinguo degli indecisi a giorni alterni sul conflitto ucraino sono ormai quasi la regola.
Il summit di Bali, però, è anche l'occasione per rinsaldare i rapporti con Stati Uniti e Cina. Dopo il colloquio di due giorni fa con Joe Biden, infatti, ieri c'è stato anche un bilaterale con Xi Jinping. Nel quale Meloni si è fatta ambasciatrice anche delle ragioni di Washington, muovendosi sostanzialmente nel perimetro individuato il giorno prima con l'inquilino della Casa Bianca. Con il presidente cinese l'auspicio è stato quello di una de-escalation tra Mosca e Kiev e tra Pechino e Taiwan. Sullo sfondo, ovviamente, i rapporti commerciali tra Cina e Italia. Con sullo sfondo la necessità di rivedere la cosiddetta Nuova via della seta, ma senza perdere l'occasione per rilanciare l'export italiano verso Pechino. A partire dalle commesse di elicotteri e aerei militari che la Cina continua ad acquistare da Leonardo, la ex Finmeccanica.
Nessun contatto,
invece, tra Meloni ed Emmanuel Macron dopo la crisi sui migranti. Al punto che i due si sarebbero ignorati anche durante la lunga passeggiata nella foresta di Mangrovie ripresa minuto per minuto dalle telecamere indonesiane.
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