Ancora una volta crolla la tesi bislacca di sinistra dell'Italia isolata e reietta

C'era un patto: il niet di Fdi a Ursula era per non aprire un fronte a sinistra

Ancora una volta crolla la tesi bislacca di sinistra dell'Italia isolata e reietta
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Il tam tam diventa sempre più ufficiale. Raffaele Fitto, il nome designato dal governo italiano per la commissione Ue, probabilmente sarà uno dei 4 o 5 vicepresidenti di cui si circonderà Ursula Von der Leyen e avrà due deleghe di peso, quella per l'Economia e per il Pnrr. Lo scrive il quotidiano tedesco die Welt che conferma nei fatti un'indiscrezione che Il Giornale aveva ipotizzato già all'indomani del voto che aveva nominato la Von der Leyen e ripetuto qualche settimana fa. Ora non è che da queste parti c'è qualche lontano pronipote di Nostradamus o parenti di frate Indovino, c'è stata solo una lettura più complessa delle trattative che portarono alla conferma del Presidente della Commissione Ue. Insomma, l'idea della Meloni, isolata e trattata come una reietta in Europa, cioè la tesi ripetuta per mesi da trequarti della stampa italiana, non era convincente. E già allora appariva chiaro che la cartina da tornasole per avere una lettura precisa di quanto era accaduto in quei giorni e dei reali rapporti del governo italiano con il vertice di Bruxelles l'avrebbe data solo il ruolo e il peso che avrebbe avuto il rappresentante italiano nella Commissione.

Ora, se le indiscrezioni saranno confermate dai fatti, se l'enigma sarà sciolto in questo modo, non fosse altro per onestà intellettuale chi aveva sposato la tesi dell'isolamento della Meloni dovrebbe cominciare ad interpretare in chiave diversa i complicati equilibri in Europa che mai come ora, in un momento delicato in cui il continente deve vedersela con una guerra al nord e una al sud, non possono essere letti con il criterio manicheo del bianco e nero ma utilizzando non poche sfumature di grigio.

In realtà il voto contrario del partito della Meloni sulla Von der Leyen non stava a significare una rottura, ma fotografava una situazione in cui un accordo politico avrebbe creato alla Presidente della Commissione Ue dei problemi a sinistra, e alla Meloni, incalzata dalla coppia Salvini- Vannacci, a destra. Certo il premier italiano avrebbe potuto osare ma la Von der Leyen nel discorso prima del voto non aveva margini - pena l'aumento dei franchi tiratori a sinistra - per offrirgli una sponda più solida.

Ragion per cui si è passati da un accordo politico ad un accordo personale, ad un'intesa non detta tra due donne. Non per nulla già allora qualcuno, a cominciare dal ministro degli Esteri Tajani, confidò che diversi esponenti di FdI avevano votato la Von der Leyen per lanciare un segnale. Addirittura Pierferdinando Casini azzardò un'analisi provocatoria: «C'è chi ha dichiarato di votare la Von der Leyen e non l'ha fatto e c'è chi ha detto che gli avrebbe votato contro che ha fatto il contrario». Discorsi che echeggiavano a Roma anche sulla bocca del presidente dei deputati di Fdl, Tommaso Foti.

Passato quel momento delicato, libera dalla spada di Damocle del voto segreto, portata a casa l'elezione, la Von der Leyen ha cominciato ad allargare il suo gioco. Un gioco pragmatico com'è nella tradizione dei popolari e nel quale la Meloni e i conservatori europei, cioè una destra meno radicale del gruppo dei patrioti, hanno un ruolo. Intanto perché possono riequilibrare con i loro voti su determinate tematiche l'ambientalismo ideologico di una parte dei verdi. Ma, soprattutto, perché possono aiutare ad isolare - specie dopo i risultati delle ultime elezioni in Germania - quel pezzo di destra radicale - i vari Orban, alternative fur Deutschland e via dicendo - che è considerato dai partiti della maggioranza Ursula il vero pericolo per l'Unione e per il processo di unificazione europeo.

Un'operazione delicata e tutt'altro che semplice. Ieri ad esempio è successo un fatto strano: sul sito dei conservatori europei è uscito un editoriale durissimo contro Orban bollato come «il cavallo di Troia di Putin nella Ue» e ideatore di «una strategia infida per minare l'avversario dall'interno». Subito dopo l'articolo è scomparso e in serata fonti dell'Ecr hanno dato una versione stravagante, cioè hanno fatto sapere che la nota era stata pubblicata per sbaglio. Segno del dibattito vivace che sul tema c'è in quell'area politica.

Detto questo siamo all'inizio della legislatura europea e alla vigilia delle elezioni americane per cui è tutto da vedere ciò che succederà.

Ma se Fitto sarà davvero vicepresidente europeo - carica che l'attuale commissario italiano, Paolo Gentiloni, non ha - se avrà deleghe importanti come l'Economia e la supervisione dell'attuazione del Pnrr, cioè del piano di cui l'Italia è la più grande beneficiaria, francamente parlare d'isolamento del nostro paese in Europa non è solo paradossale ma fuori luogo.

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