Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari, pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.
Vedono il Duce ovunque. Anche tra le cime del Gran Sasso e no, non è una fake news. I kompagni dell’Anpi denunciano: nel nuovo logo del Parco Nazionale viene riprodotto il volto di Benito Mussolini. La domanda sorge spontanea: i vecchi partigiani vista l’età soffrono (forse) di allucinazioni? Probabile. Guardate bene il logo turistico della costa teramana, vi sembra forse il profilo di Mussolini? Eppure, per loro, per i custodi della “democrazia” i valorosi combattenti e guardiani della Costituzione “quel logo non è il profilo del Gran Sasso o una sua evocazione, ma richiama uno dei periodi più bui del Paese”. Avete inteso?
Vedono i fascisti ovunque, non più solo a Palazzo Chigi o per le strade delle nostre città, ma anche tra le montagne. Sì, anche nei loghi. Anzi, i kompagni vanno oltre: “Il Gigante è proprio lui, il Gran Sasso, ma il logo non lo mostra, o meglio, se ruotiamo l’immagine di 90 gradi, ci si accorge che il profilo del Gran Sasso sembra evocare la rappresentazione di un dittatore italiano” dicono convinti dopo aver analizzato sotto la lente d’ingrandimento il logo creato da Carmine Di Giandomenico, non tesserato a Fratelli d’Italia, badate bene. Non solo, i militanti rossi dell’Associazione Nazionale dei Partigiani alzano la posta e avvertono: “Chiediamo ai sindaci della Costa teramana di modificare il logo che non rappresenta in alcun modo il profilo del Gran Sasso o una sua evocazione, ma richiama uno dei periodi più bui del Paese”.
Siamo seri, è possibile chiedere che venga modificato il logo di un Parco Nazionale in nome dell’antifascismo?
È possibile parlare ancora di fascisti e dei suoi fantasmi?
È possibile dire che il pericolo del ritorno al fascismo e, dunque, alla dittatura oggi è attuale più che mai?
È possibile che la sinistra non si sia ancora accorta che questa narrazione non paga nelle urne?
È possibile, sì. È questa la brutta notizia.
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