Andava al lavoro, freddato all'alba. Agguato con tre colpi davanti all'ex

Il killer lo ha colpito di spalle, saliva sull'auto della compagna

Andava al lavoro, freddato all'alba. Agguato con tre colpi davanti all'ex

Ucciso davanti all'ex compagna. Tre proiettili esplosi con un revolver, due alla schiena e uno, il colpo di grazia, in pieno petto.

È morto così Paolo Corelli, 47 anni, salumiere, mentre usciva di casa per andare al lavoro, un supermercato di Fiumicino. Mistero fitto per gli inquirenti che hanno messo a verbale le testimonianza della donna e di alcuni passanti. Sono le 6 del mattino di ieri. Paolo ha un appuntamento con la sua ex convivente, una donna che vive con la loro bambina.

Lei, Daniela, lavora in aeroporto, alla nuova Alitalia. Lo passa a prendere all'alba, il turno per entrambi comincia alle 7. Per fortuna la piccola è a casa con i nonni. Fa freddo, Daniela lo attende nell'auto con il motore acceso. Lo vede uscire dal portone al numero 5 di via Alberto Galli, una stradina tra via Domenico Morelli e piazza Segantini, in pieno villaggio Giuliano. Non fa in tempo ad avvicinarsi alla portiera Paolo, che una figura sbucata dal nulla gli si avvicina. È incappucciato il killer, il volto nascosto da una sciarpa o da un fazzoletto. A meno di quattro metri esplode i primi due colpi alla schiena, ma solo uno colpisce la vittima che cade a terra. Si muove ancora Paolo, è agonizzante. L'assassino si avvicina e spara un altro colpo, il terzo, sul torace. Si guarda attorno, poi si allontana a piedi, probabilmente verso un complice o il mezzo con cui è arrivato.

La donna urla. Dal 112 inviano i soccorsi, ma i sanitari non possono che constatare la morte.

Insomma a Roma si continua a sparare. E ancora una volta a farlo è un killer solitario, freddo e pronto a tutto. Come l'omicida di Fabrizio Piscitelli, Diabolik, al parco degli Acquedotti, come i due sicari in moto di Emidio Salomone, il boss della Magliana ucciso davanti a una sala giochi sempre ad Acilia. I carabinieri del Gruppo Ostia cercano la pista possibile, un movente credibile per quello che ha tutti gli elementi di un caso difficile. Una storia di malavita delle tante in un territorio da anni sotto scacco del clan Iovine? Oppure una storia banale, una questione legata a una donna, magari cominciata in un locale della capitale dove la vittima, incensurata, lavorava nel fine settimana come addetto alla sicurezza? I militari escluderebbero alcuna relazione con la vita e le frequentazioni del fratello Claudio, agli arresti domiciliari in un'altra abitazione per reati di droga. Precedenti non di spessore o comunque tali da escludere una vendetta trasversale a colpi calibro 38.

Fra tutte, lo scambio di persona sembra essere l'ipotesi meno accreditata. Chi ha aspettato Paolo Corelli per ucciderlo sapeva alla perfezione orari e abitudini dell'obiettivo. Un omicidio pianificato nei minimi dettagli: chi l'ha ammazzato conosceva bene l'auto della sua ex compagna, si è studiato la via di fuga per le strade del villaggio, ha usato un'arma a tamburo che non lascia bossoli, tracce per la scientifica, a terra.

Intanto il pm di turno ha disposto l'autopsia sull'ennesimo cadavere sulle strade del litorale. Certo è che da un primo esame del medico legale sono solo due i proiettili che l'hanno centrato sui tre esplosi da distanza ravvicinata. Il secondo, frontale, è quello mortale.

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