Potrebbero riaprire già il 27 aprile le aziende in grado di rispettare i protocolli di sicurezza pensati per la fase 2. Ci sarebbe anche questa tra le indicazioni arrivate dalla task force di Vittorio Colao al premier Conte con i punti essenziali per uscire dal lockdown senza vanificare gli effetti delle restrizioni. L'ipotesi è che manifattura, edilizia e alcuni comparti dell'alimentare a basso rischio contagio possano ricominciare prima del 4 maggio. Si tratta di quasi 3 milioni di lavoratori di nuovo in circolazione oltre a quelli che stanno già lavorando nei settori essenziali. Conte ha convocato in videoconferenza i sindacati, con cui va aggiornato il protocollo di sicurezza nelle fabbriche siglato lo scorso 14 marzo, e poi la cabina di regia con gli enti locali. Per riaprire le aziende devono avere dispositivi di protezione, termoscanner, disinfettanti e garantire il distanziamento. Ma a pesare sul via libera resta il nodo trasporti pubblici, già classificati dall'Inail ad alto rischio.
Lavoratori significa pendolari, orari di punta, assembramenti. Da scongiurare attraverso un protocollo ad hoc, dallo scaglionamento dei turni nelle imprese, al potenziamento delle corse fino all'accesso ai mezzi. Saranno obbligatori distanziamento, mascherine e guanti. Anche disinfettanti a bordo. Di certo «fornire un servizio adeguato soltanto con il contingentamento dei passeggeri non è praticabile», ha avvertito l'associazione delle aziende di trasporto (Asstra). Il flusso «va gestito e regolato a monte, in accordo con datori di lavoro, con gli enti, ripensando orari e modalità di lavoro».
Criticità anche sui dispositivi di protezione individuale, che dovranno avere tutti «fino a quando arriverà il vaccino», ha detto il premier. Ma le mascherine non sono ancora abbastanza, nonostante Il commissario Arcuri abbia comunicato che ne vengono consegnate 4 milioni al giorno. Il fabbisogno secondo il politecnico di Torino nella fase due è di 953 milioni al mese. I prezzi sono ancora alti, con le chirurgiche che arrivano a 6 euro e ffp2 a 15 euro. Di Maio spera «di poter inserire nel decreto di aprile una norma che multi pesantemente quelli che speculano su mascherine, gel disinfettante e dispositivi per proteggersi», e si ragiona su emendamenti per fissare un prezzo massimo. Protesta Federfarma, che ha già suggerito varie proposte compresa quella di ridurre l'Iva al 4%: «Il rischio è quello che un'intera categoria, che si spende ogni giorno per il bene della collettività, venga annoverata odiosamente tra gli speculatori. È doveroso e urgente ottenere ora delle risposte».
Ma c'è anche un problema sociale per le famiglie: i minori sono a casa ormai da quasi due mesi e i genitori che devono rientrare al lavoro rischiano di non sapere materialmente come fare e di dover scegliere chi dei due sta a casa. I 600 euro di voucher per le baby sitter di marzo non coprono le spese necessarie, e anche chi ricorreva ai nonni ora non lo può fare per tutelarne la salute. «I fondi sono assolutamente insufficienti e lo diventeranno ancora di più dal momento in cui i genitori, tornando al lavoro, dovranno assumere delle tate a tempo pieno», denuncia l'azzurra Licia Ronzulli, presidente della commissione Infanzia. Per il ministro per la Famiglia Elena Bonetti «va strutturata una rete di servizi a sostegno delle famiglie, con la possibilità di riattivare quelle esperienze educative che creino delle attività ludiche e di custodia per i figli. Specie per giugno, luglio e agosto». E i parchi? Quando riapriranno anche i bambini dovranno andare «con mascherina e guanti».
Essenziale per la fase due, il tracciamento dei contagi per evitare l'insorgere di nuovi focolai. Ma su Immuni, l'app che dovrebbe essere scaricata in modo volontario ma che per essere efficace dovrebbe finire sul 60% dei cellulari egli italiani, pesano ancora incognite. Solo il 70% dei cittadini possiede uno smartphone, ci sono dubbi sulla sicurezza dei dati raccolti, e su come far comunicare l'app con il sistema sanitario nazionale.
Sulla privacy, il ministro dell'innovazione Paola Pisano, che con la sua task force di 74 esperti l'ha selezionata, assicura che i dati trattati dovranno esser «resi sufficientemente anonimi da impedire l'identificazione dell'interessato».
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