Era un trapasso annunciato da molto tempo. Ma, beffardamente, il premier Mario Draghi ha scelto il Consiglio dei ministri convocato in fretta e furia dopo le fibrillazioni cui i Cinque stelle hanno sottoposto l'esecutivo per annunciare la caduta dell'ultima pedina che Giuseppe Conte poteva ancora vantare nel complesso sistema delle «poltrone di Stato». Dopo 15 anni, infatti, è finito il regno di Domenico Arcuri come dominus incontrastato di Invitalia, l'agenzia per l'attrazione degli investimenti esteri diventata una sorta di nuova Efim.
Draghi lo ha fatto ieri per far capire che a Palazzo Chigi comanda lui. Avrebbe potuto farlo prima, forse avrebbe potuto farlo anche un po' dopo, ma ieri era il momento giusto per far capire a Conte che non conta più. Via Arcuri, dunque, entrato nella holding controllata dal Tesoro nel lontano 2007 per volere del governo Prodi quando il manager calabrese era in quota D'Alema. E proprio Via XX Settembre lo ha «bonificato» come accaduto a Giuseppe Bono che da vent'anni governava Fincantieri. Non senza meriti, sia detto. Bisognava cambiare e lo si è fatto senza troppi rimpianti.
Non vale lo stesso per Arcuri che il cittadino comune ricorda per le mascherine introvabili durante la fase più acuta della pandemia di Covid-19 due anni orsono. O per quella «genialata» dei banchi a rotelle per le scuole, mai utilizzati e che alla collettività sono costati almeno 120 milioni. Conte, infatti, lo aveva voluto come commissario straordinario per l'emergenza Covid. Di Arcuri ricorderemo anche le «primule» per i centri vaccinali che il suo successore, il generale Figliuolo, ha accantonato.
Sì, Arcuri è stato l'alpha e l'omega di Conte e del post-Conte targato Draghi. L'ultimo ma anche il primo a cadere come commissario all'emergenza, immediatamente seguito da Angelo Borrelli, avvicendato da Fabrizio Curcio alla Protezione civile. E molto scalpore fece l'indicazione di Franco Gabrielli ai servizi, una delega che l'«avvocato del popolo» di Volturara Appula aveva tenuto per sé. Poi Conte ha visto cadere tutte le caselle del suo potere: Vecchione al Dis, Battisti alle Fs e Palermo alla Cdp, sostituito da un draghiano come Dario Scannapieco.
Per Arcuri e Conte è fine corsa. Da ieri a Invitalia ci sono Rocco Sabelli (ex Tim, Alitalia e Piaggio) alla presidenza e Bernardo Mattarella, nipote del capo dello Stato, proveniente proprio da Mcc, una controllata Invitalia.
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