Arriva la richiesta di arresto per il senatore Ncd Azzollini

È coinvolto in un'indagine sulla bancarotta di ospedali privati Minacce alle suore che dirigevano le strutture: «Vi p... in bocca»

RomaDue suore, un senatore Ncd e altre sette persone arrestate, tre in carcere e gli altri ai domiciliari, su richiesta della procura di Trani. Brutto momento per il partito di Angelino Alfano.

Dopo i guai giudiziari legati a Mafia Capitale del sottosegretario Giuseppe Castiglione, per un altro alto esponente dei centristi arriva a Palazzo Madama la richiesta d'arresto. È il presidente della commissione Bilancio del Senato Antonio Azzollini, che i pm inchiodano con accuse pesantissime. Eppure Ncd avverte che non intende spingere al passo indietro il suo senatore ed ex sindaco di Molfetta. Infatti ieri, come se nulla fosse, Azzollini ha presieduto la commissione, mentre le sue complici, la settantenne suor Marcella e l'appena più giovane suor Consolata venivano rinchiuse nelle cellette della Congregazione a Bisceglie e gli altri finivano in carcere. Nessuno scandalo nel gruppo dell'Ap guidato da Renato Schifani e Gaetano Quagliariello: dopo una riunione d'urgenza, esprime solidarietà ad Azzollini, certo della sua «estraneità». E Fabrizio Cicchitto dice: «Si colpisce Ncd per ostacolare Renzi».

Questo, poco dopo la notizia che la Guardia di finanza di Bari aveva eseguito le 10 ordinanze di custodia cautelare, per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Un buco da oltre 500 milioni di euro, denaro dovuto al Servizio sanitario nazionale ma sottratto per decenni con falsificazione dei bilanci, manovre finanziarie, sperperi, appropriazioni e «assunzioni selvagge».

L'operazione «Oro pro nobis» conclude un'inchiesta durata tre anni, con la «preziosa» collaborazione dello Ior. Al centro, c'è la gestione dell'ente ecclesiastico Divina Provvidenza, con ospedali e case di cura convenzionate con il Servizio sanitario di Puglia e Basilicata, in difficoltà finanziarie dagli anni '90. Ieri è stata sequestrata una clinica a Guidonia (Roma).

Ma è in quella pugliese di Bisceglie che avviene nell'estate 2009 la scena-madre, citata nell'ordinanza del gip Rossella Volpe e riferita da almeno due persone, che descrive il personaggio Azzollini, per i pm da allora amministratore di fatto dell'ente.

È il momento in cui il senatore, «dunque pubblico ufficiale, abusando della sua qualità e dei suoi poteri», scrive il giudice, fa irruzione e impone ai vertici della Congregazione delle Ancelle Divina Provvidenza due suoi rappresentanti, Angelo Belsito e Rocco Diterlizzi (poi anche Giuseppe De Bari) come amministratori dell'ente. Alle suore, con «atteggiamento di prevaricazione», dice: «Da oggi in poi comando io, se no vi piscio in bocca». Ordina assunzioni di personale e la scelta di fornitori a lui graditi, per «ordire la propria egemonia sull'ente e assicurarsi un sicuro bacino di consenso politico-personale». In cambio, assicura «un'indebita moratoria fiscale finalizzata a ritardare l'emersione dello stato di dissesto e a neutralizzare la richiesta di fallimento dell'ente avanzata dalla procura».

Azzolini ora dice di non ricordare di aver «mai pronunciato frasi di quel tipo», ma il presidente del Senato Pietro Grasso ha ricevuto la richiesta di arresto, che ha trasmesso alla Giunta per le immunità.

E i più agguerriti contro di lui sono del M5S, che già ad ottobre 2013 chiesero le sue dimissioni: «Pd, Lega, Fi, Ncd lo copriranno di nuovo come quando, il 4 dicembre 2014, negarono l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche nell'altro procedimento penale che lo vede coinvolto, lo scandalo sul porto di Molfetta?».

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