"Assillata dalle emergenze". I prossimi passi della Meloni

Bollette, inflazione e reddito, i dossier in mano al premier. Il nuovo obiettivo è ridimensionare il sussidio 5 stelle

"Assillata dalle emergenze". I prossimi passi della Meloni

Dico, ascolto, vedo gente, faccio cose. Agenda fitta quella di Giorgia Meloni, inzeppata di dossier e programmi, pure troppo impegnativa, Europa, gas, trivelle, Giustizia, Finanziaria, Pnrr da ritoccare, conti da far quadrare, migranti da respingere, rave party da stroncare, sindacati da ricevere, scaramucce da combattere con gli alleati per il controllo dei servizi segreti. Sembrava piuttosto stanca l'altra sera al ritorno da Bruxelles, non c'è un attimo di respiro. «Sono assillata dalle emergenze», è sbottata durante l'ultimo Consiglio dei ministri, ha pure invocato un altro aiutino di Mario Draghi, però insomma, dopo due settimane a Palazzo Chigi lei si dichiara soddisfatta. «Il governo ha giurato il 22 ottobre e in meno di 14 giorni ha già raggiunto due obbiettivi importanti: liberare 30 miliardi fino al 2023 per il caro bollette e compiere il primo passo sul fronte della sicurezza energetica».

No, non sarà una passeggiata, infatti ecco subito il prossimo traguardo, cancellare o quanto meno ridimensionare il reddito di cittadinanza caro ai grillini. «Concentreremo le risorse a disposizione per aiutare gli italiani a sostenere l'aumento delle spese per l'energia - scrive su Facebook - senza disperdere soldi in inutili bonus». Non solo. «Abbiamo approvato un provvedimento per implementare la produzione nazionale, a patto che venga destinato a prezzi accessibili alle aziende energivore italiane». Quanto all'Europa, si insiste sulla linea Draghi, «un corridoio dinamico del costo del gas per garantire le nostre industrie». Conclusione: «Avevamo promesso ai cittadini che ci saremmo dedicati con serietà e determinazione all'emergenza energetica ed è quello che stiamo facendo. Pure in Italia, se si vuole, è possibile lavorare per ottenere quanto serve per il bene della gente».

E ora la legge di bilancio, sotto i riflettori accesi di Europa e mercati, evitando il classico assalto alla diligenza dei partiti. «Ormai impazzisco con i numeri», si è sfogata la Meloni che intende seguire per quanto possibile la traccia aperta da Super Mario, sfruttando al massimo il tesoretto ereditato dal predecessore. Occhio al deficit. «Nella Nadef abbiamo previsto un indebitamento netto al 4,5 per cento che poi calerà al 3 nel 2025 - ha spiegato in conferenza stampa - Possiamo liberare risorse per le bollette grazie all'extra gettito dell'Iva e a un terzo trimestre favorevole». Al momento in cassa ci sono i quasi dieci miliardi avuti in dote. Per il resto chissà, si vedrà.

Cifre, grafici e previsioni che Giorgia squadernerà sul tavolo mercoledì prossimo quando vedrà per la prima volta i sindacati. Energia appunto, e poi inflazione e bassi salari, questi i temi sui quali il premier, in un incontro a suo modo storico, cercherà di «aprire un canale di dialogo costante e proficuo con le forze sociali». I tempi però sono sincopati, la Finanziaria incombe e i margini di manovra assai strettini. Ma, dicono da Palazzo Chigi, al di là della emergenza «la partita appare di lungo periodo e si giocherà sulla possibilità di instaurare un confronto stabile e soprattutto preventivo» sulle varie misure. Cgil, Cisl e Uil chiedono di «riportare il lavoro e i lavoratori al centro dell'agenda politica».

Anche qui non saranno rose e fiori. A Maurizio Landini la Nadef approvata non è piaciuta. «Non ho sentito nulla sugli extraprofitti e sulla riforma fiscale. Ed è il momento di aumentare i salari e far ripartire gli investimenti».

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