Attentato in centro, ferito l'assalitore: un tunisino 21enne. Macron: terrore islamista

ta tutta in una frase pronunciata da Emmanuel Macron la forza dell'attacco che ieri ha sconvolto la Francia; per la terza volta in un mese e mezzo. Alle 9 del mattino "ANCORA UNA VOLTA il nostro Paese è stato colpito dal terrore islamista"

Attentato in centro, ferito l'assalitore: un tunisino 21enne. Macron: terrore islamista

Sta tutta in una frase pronunciata da Emmanuel Macron la forza dell'attacco che ieri ha sconvolto la Francia; per la terza volta in un mese e mezzo. Alle 9 del mattino «ANCORA UNA VOLTA il nostro Paese è stato colpito dal terrore islamista», dice il presidente della Repubblica. «ANCORA UNA VOLTA sono stati tre nostri connazionali a morire, in questa basilica di Notre-Dame. É chiaro, la Francia è sotto attacco». Il sapore è di un redde rationem.

L'orrore è entrato infatti in una delle migliaia di chiese francesi, quelle che la polizia nazionale aveva allertato con una circolare: «Fate attenzione». Un nota del 25 ottobre citava l'appello di al Qaida alla «jihad individuale» nelle parrocchie. Il ministro dell'Interno aveva chiesto ai prefetti di vigilare. Eppure un tunisino di 21 anni, sbarcato a settembre Lampedusa e giunto in Francia da irregolare, ha varcato il portone con un coltellaccio. Poi, la furia. Una fedele 70enne decapitata per prima, il sacrestano 55enne sgozzato (lascia due figli) e una terza persona, una donna, ferita gravemente. Lei riesce a scappare e rifugiarsi sulla strada, in un bar. L'assassino la segue. «Dite ai miei figli che li amo», le ultime parole. Morirà anche lei per le pugnalate.

La polizia municipale arriva immediatamente, siamo in centro città. Ma è tardi. Il killer è in strada, minaccia e grida «Allah Akbar», poi un attimo di distrazione e il placcaggio degli agenti che lo avevano ferito alla spalla. Si corre in ospedale, il 21enne Brahim Aoussaoui, con in tasca un foglio della Croce rossa italiana, è lucido e dice d'aver «agito da solo». La procura antiterrorismo è già al lavoro: è un attentato islamista. Non si tergiversa.

Nizza, la «città martire» come la definisce il sindaco Christian Estrosi che punta il dito contro «l'islamo-fascismo», rivive il suo incubo peggiore. La morte. In pieno centro. In un luogo sacro. Una chiesa che non è solo francese ma europea, simbolo di cristianità. Tanto da smuovere anche Papa Francesco: «Reagire uniti al male, con il bene». Arriva pure la notizia di un consolato francese sotto attacco in Arabia Saudita, a Gedda.

Macron prende tempo. Vuol capire se ha sbagliato qualcosa. Solo dopo una riunione-fiume dell'unità di crisi a Parigi, il premier Jean Castex spariglia le carte di una giornata che in Assemblea nazionale avrebbe dovuto discutere di Covid e si ritrova invece a piangere altri 3 morti. Annuncia d'aver portato il piano Vigipirate alla massima allerta antiterrorismo in tutto il Paese, quella di «attentato imminente». Quasi un'ammissione di colpa, poteva essere attivato prima.

Due ore dopo la barbarie a Nizza, un altro uomo tenta di assalire con un coltello poliziotti e passanti in una strada di Avignone, urlando sempre «Allah Akbar». Ucciso. A Lione viene arrestato un afghano, nato nel '94 e noto ai Servizi. Con una lama di 30 cm si aggirava nella stazione di Parrache. A quel punto il presidente parte per Nizza, che piange il terzo attacco subìto in tre anni. Lacrime e rabbia. Il deputato Eric Ciotti, gollista, prega il governo di «smetterla con la psudo-difesa delle libertà che serve solo a difendere i terroristi, dobbiamo difendere la società, la minaccia è immensa, le misure insufficienti». E chiede all'Eliseo di chiudere la frontiera con l'Italia.

Il consiglio francese del culto musulmano condanna l'attentato. Ma spuntano radicalizzati in tutto il Paese. A mezzogiorno, a Sartrouville, nord-ovest di Parigi, la polizia arresta un altro uomo schedato «Fiche S», pericoloso. Era sorvegliato da giorni. Stazionava vicino a luoghi di culto, davanti alla chiesa di San Martino. É stato il padre a denunciarlo, spiegando che stava per «fare come a Nizza».

Finalmente Macron prende il dossier in mano. Sulla scena del crimine con la polizia scientifica, non varca il portone di Notre-Dame. É un comandante in capo che deve rispondere di qualcosa che non ha funzionato, a fronte della circolare diramata per i luoghi di culto senza garantire giusta sicurezza. Siamo nella settimana di Ognissanti e il sindaco Estrosi chiede di chiudere le chiese, se non si riesce a proteggerle. Infine l'annuncio di Macron: «Militari mobilitati nel quadro dell'operazione Sentinelle, da 3 mila passeranno a 7 mila, non cederemo».

Oggi il Consiglio di difesa rinforzerà le misure: «Voglio dare un messaggio di fermezza assoluta», insiste il presidente. Dietro di lui, ministro dell'Interno e Guardasigilli. La Francia pensa di archiviare l'idea di una democrazia indulgente: pronta a celebrare minuti di silenzio dopo il sangue, come ieri in Assemblée, lasciando mine vaganti a piede libero. Ed ecco il quarto attentato del 2020.

Polemica inevitabile. Diversi politici, tra cui Marine Le Pen, mettono in dubbio la capacità dello Stato di diritto di far fronte al terrorismo endogeno. Ma l'Eliseo vuole far fronte alla minaccia islamista. Non più solo a parole.

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