I tabloid americani la definirono «la donna che era lì». Perché c'era lei quando il settantenne Nelson A. Rockefeller, la sera del 26 gennaio 1979, cioè due anni dopo aver lasciato la vicepresidenza degli Stati Uniti, morì d'infarto. Con lui c'era Megan Marshack, la sua assistente venticinquenne che ieri, all'età di settant'anni, ha lasciato questo mondo. I due erano soli in casa, in una villetta a Manhattan in cui Rockefeller viveva. Subito dopo il mlore, lei telefono a un'amica cronista che accorse sul posto e assieme chiamarono l'ambulanza. Si narra che i soccorsi trovarono il vicepresidente perfettamente vestito, altre versioni raccontano che fosse completamente nudo e circondato da contenitori di cibo cinese.
Ex giornalista, Marshack era stata sposata con il collega Edmond Jacoby che a causa di un incidente stradale la rese vedova nel 2003. Trascorsero parecchi anni insieme, incastonati in una vita apparentemente tranquilla ma il vero amore che si attribuisce a Megan, specie oggi che nessuno può più recriminare, è quello, sempre e solo presunto, per il vicepresidente Rockefeller. Ma la verità, non si saprà mai perché, anche negli ultimi anni, Marshack rifiutò di dare la sua versione dei fatti e perfino di scrivere un'autobiografia che sarebbe in ogni caso uscita postuma.
Ad alimentare ulteriormente le ipotesi e le ricostruzioni più audaci però, il messaggio che Megan ha deciso di lasciare per il suo annuncio funebre (non ha voluto un vero funerale) al sito dell'agenzia che si è occupata delle sue esequie: «Non dimenticherò, non rimpiangerò ciò che ho fatto per amore».Ha deciso di andarsene portandosi dietro la verità ma alimentando il sospetto.
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