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Autonomia, la maggioranza si blinda

Centrodestra compatto sulle modifiche in Parlamento dopo i rilievi della Consulta

Autonomia, la maggioranza si blinda
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È quasi un autogol. Il verdetto della Corte Costituzionale, che dichiara illegittimi sette punti della riforma Calderoli sull'autonomia differenziata, non provoca nessuna scossa nella maggioranza. Anzi. La sentenza blinda l'alleanza di centrodestra. È quasi un assist per superare alcuni punti «divisivi» della riforma e mettere in cassaforte l'autonomia con la benedizione anche dei partiti (Fi e Fdi) più scettici. Elly Schlein sperava (e spera ancora) nella slavina. La Lega non rompe. Dal fronte meloniano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano stoppa eventuali strappi: «C'è un richiamo al Parlamento con l'indicazione di alcune linee guida di rettifica». E Forza Italia, il partito della coalizione di governo più critico sul progetto di riforma, raccoglie l'assist della Consulta per migliorare il testo e spegnere i mal pancia dei governatori del sud. «La Consulta conferma la legittimità della riforma sull'autonomia. Ma pone un problema, che è quello della centralità del Parlamento, per apportare alcuni correttivi, soprattutto per quanto riguarda i Lep. Questa è sempre stata la posizione di Forza Italia, lavoreremo in Parlamento» - ricorda Antonio Tajani. Dalla pronunzia della Corte potrebbe profilarsi uno scenario inaspettato per le opposizioni: lo stop al referendum. A quel punto la beffa sarebbe doppia. Infatti, lo stop alla consultazione sarebbe dovuto al fatto che il Parlamento con il verdetto della Corte è chiamato a intervenire. Nessun dubbio, invece, sul dato politico: il centrodestra resta unito. Il ministro Roberto Calderoli è abbastanza tranquillo: «La Consulta ha sancito che l'Autonomia è costituzionale» - dice in un'intervista al Corriere. Il capo del Carroccio Matteo Salvini conferma la linea: «L'autonomia è stata riconosciuta come costituzionalmente prevista e corretta ora il Parlamento è invitato a portare alcune modifiche nel corso dell'applicazione, cosa che verrà fatta» - commenta il vicepremier. I riflettori erano puntati sul governatore della Calabria, Roberto Occhiuto (Forza Italia). Che però butta subito acqua sul fuoco: «Il testo della riforma deve tornare in Parlamento e ci sarà spazio per accogliere i rilievi e svolgere il giusto approfondimento di tutte le questioni» - rassicura in un'intervista al Mattino. Dal fronte azzurro arriva tanta acqua per spegnere l'incendio: «Le sentenze vanno lette per intero. Da un lato si punta l'accento su alcune criticità, che il Parlamento affronterà, dall'altro si riconosce la piena legittimità della richiesta di autonomia avanzata dalle regioni italiane» precisa Alberto Cirio, presidente del Piemonte. La sinistra in cerca di un ultimo sussulto elettorale in Emilia Romagna e Umbria prova a buttarla in polemica. In Parlamento il deputato dem Marco Sarracino deposita un'interrogazione al premier Meloni per chiedere la sospensione delle intese tra governo e Regioni sull'autonomia. La segretaria del Pd Elly Schlein attacca: «Salvini qualche mese fa disse che mi avrebbe regalato una copia della Costituzione.

A questo punto gli direi di regalarla a Meloni». E infine, l'ex premier Conte (favorevole all'autonomia ai tempi del governo gialloverde) fa la voce grossa: «Dilettanti allo sbaraglio». Assalti che sbattono contro il muro.

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