Aveva denunciato le violenze Strangolata due mesi dopo

Il fidanzato era pazzo di gelosia e l'aveva già presa a bastonate minacciandola: «Se mi lasci ti uccido»

MilanoLa morte di Sonia era già stata descritta due mesi fa dalla stessa vittima che nel verbale del 29 agosto denunciava l'aggressione subita il giorno prima da Gianluca. Pugni, calci, bastonate, due tentativi di strangolamento fino a perdere conoscenza. E le minacce: «Io ti amo, non voglio vederti con nessuno, altrimenti non esci viva da questa stanza». Quel giorno Sonia invece uscì malconcia ma viva. Domenica no, la stretta al collo questa volta non le lascia scampo. Poi Gianluca rimane otto ore vegliare il corpo, alle 22 chiama un amico e confessa il delitto, poi esce. Parte l'allarme ma alle 22.20 è tutto finito: rintracciato poco distante si consegna subito agli agenti.

Finisce così una storia malata tra due persone, fragili, insicure, aggrappate l'una all'altra per sorreggersi, ma alla fine cadute insieme. Sonia Trimboli, 42 anni, disoccupata, ha una lunga storia di disagio alle spalle, tra alcol e cocaina, che già una volta l'aveva portata a una brutale aggressione. Il 28 maggio 2006 è in viale Bligny 42, un alveare in pieno centro rifugio di clandestini e spacciatori, a due passi dal civico 58 dove vive con il padre Michelangelo. Finisce in una rissa tra magrebini, il suo amico muore, lei si salva, pur trafitta da 4 coltellate.

Ma la sua discesa agli inferi non è ancora compiuta. Piena di insicurezze, inizia una serie di interventi di chirurgia plastica. E continua a bere. Due anni fa conosce Gianluca Gerardo Maggioncalda, suo coetaneo, e all'inizio di agosto si mettono insieme. Anche lui ha problemi di alcol e droga tanto che gli viene ritirata la patente. Lavora con il padre che ha il negozio di orologeria in via Orti e casa poco distante in via Della Commenda 28.

Il 28 agosto Gianluca la cerca disperatamente fino a quando alle 3 la rintraccia a casa di un'amica, va a prenderla, le fa una scenata di gelosia, poi la convince a passare la notte insieme. Qui, bevono parecchio, poi esplode la follia di Gianluca: minacce, botte, tentativi di strangolamento. Finisce in ospedale, dove le riscontrano le lesioni e anche la forte assunzioni di alcolici. Sembra finita, invece lui prende a gironzolare sotto case, riallaccia la relazione, nonostante il padre tema per la sua vita: «Lascia perdere, quello ti ammazza».

Domenica ore 16, i due sono nella mansarda sopra l'appartamento dei genitori di lui. Altra scenata di gelosia, altri litigi. Poi Gianluca prende un corda elastica e gliela stringe al collo. E questa volta non lascia più la presa. Rimane con lei fino alle 22, quando chiama un amico di Garlasco a cui confessa il delitto. L'uomo lancia subito l'allarme. Nel frattempo Gianluca scende le scale, incrocia il padre: «Vai su a vedere, Sonia non sta bene» quindi prende la bici e inizia a gironzolare per la città.

Il padre e l'amico lo chiamano più volte, lui ripetete che non vuole tornare ma si lascia sfuggire di essere seduto su una panchina di piazza Sant'Ambrogio. Ed è lì che lo trova una volante: «Gianluca», lui si gira, spontaneamente va incontro ai poliziotti e sale in auto. Poco dopo davanti al magistrato la confessione liberatoria.

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