Balneari in sciopero, guerra sui numeri. Il governo tratta con l'Ue una soluzione

La Fiba: "Adesione all'80%". Ma per altri è stato flop

Balneari in sciopero, guerra sui numeri. Il governo tratta con l'Ue una soluzione
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Sciopero a macchia di leopardo. La serrata di due ore degli stabilimenti balneari per protestare contro la direttiva comunitaria Bolkestein non ha visto la partecipazione di tutte le associazioni di categoria.

Assobalneari, infatti, non ha aderito alla mobilitazione «per non penalizzare migliaia di consumatori», mentre Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti hanno confermato la protesta. «I bacini balneari più importanti d'Italia, come la Romagna e la Toscana, vedono una partecipazione quasi totale, e oltre l'80 per cento degli operatori balneari ha tenuto chiuso il servizio ombreggio sul territorio nazionale», rivendica Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti.

Secondo il Codacons, invece, il numero dei lidi che hanno chiuso «è inferiore alle aspettative, e la protesta non ha raggiunto i risultati sperati». Il nodo del contendere sono sempre le concessioni balneari scadute il 31 dicembre scorso dopo che il Consiglio di Stato ha stoppato la proroga fino alla fine del 2024 stabilita dal governo. Governo che intende affrontare il tema del riordino balneari in uno dei prossimi Consigli dei ministri così da definire un quadro giuridico certo per gli operatori e per le amministrazioni locali. Il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha spiegato che «c'è un confronto in atto sul parere predisposto dalla Commissione europea. Un confronto che va avanti con le sue complessità». Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, da sempre favorevole alla messa in gara delle concessioni balneari, ironizza: «Più che uno sciopero, a me pare una liberazione da chi ormai abusivamente occupa le spiagge italiane». E, poi, incalza il governo: «Servivano gare prima per non arrivare a questa situazione di incertezza per tutti, servono gare ora per mettere fine a questo regime di concessioni che è una regalia che la politica ha fatto a una corporazione in cambio di voti a danno di cittadini e ambiente».

Elena Donazzan, europarlamentare di FdI, replica: «Il governo Meloni non si è ancora espresso con un provvedimento ad hoc perché sta negoziando con l'Unione europea le migliori tutele per i concessionari uscenti ad esempio con la richiesta di indennizzi per le strutture inamovibili, affinché anni di investimenti non vengano vanificati».

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