"Basta con questi traditori". Zelensky silura due generali. Bucha libera, bombe su Kiev

Con un videomessaggio postato nel cuore della notte fra giovedì e venerdì, Zelensky ha rimosso due generali delle forze armate ucraine.

"Basta con questi traditori". Zelensky silura due generali. Bucha libera, bombe su Kiev

Berlino. «Oggi una nuova decisione è stata presa a proposito degli anti eroi. Non ho tempo di occuparmi di tutti i traditori, ma un po' alla volta saranno tutti puniti». Il presidente ucraino Volodmyr Zelensky ha alzato la voce per la seconda volta nel giro di 24 ore. Con un videomessaggio postato nel cuore della notte fra giovedì e venerdì, Zelensky ha rimosso due generali delle forze armate ucraine. All'ex capo della sicurezza interna, Andriy Naumov, e all'ex responsabile del servizio di sicurezza nella regione di Khershon, Serhiy Krivoruchko, Zelensky ha tolto i gradi da generale, accusandoli di avere infranto «il giuramento di fedeltà al popolo ucraino». Meno di 24 ore prima, l'ex attore comico che a maggio del 2019 è diventato capo dello Stato con poteri esecutivi aveva richiamato due ambasciatori. Perché, aveva spiegato, «ci sono quelli che lavorano affinché l'Ucraina possa difendersi e lottare per il suo futuro e ci sono quelli che sprecano il loro tempo aggrappandosi alle loro posizioni».

Così è finita la missione in Marocco della signora Oksana Vasilieva. Sul suo incarico hanno pesato le ottime relazioni fra Rabat e Mosca. Il Marocco fa parte di quei 35 stati che lo scorso 2 marzo non ha «deplorato» l'attacco russo all'assemblea generale della Nazioni Unite, preferendo invece non votare (i sì erano stati 141, i no 5). Il silenzio del Marocco è stato un atto di riconoscenza nei confronti della Federazione Russa che, da parte sua, ha sempre chiuso un occhio sull'occupazione marocchina del Sahara Occidentale. Zelensky ha richiamato a Kiev anche l'ambasciatore ucraino in Georgia. «Con tutto il rispetto, noi non riceviamo armi, né loro hanno approvato sanzioni o restrizioni sugli scambi con la Russia: per favore trovatevi un'altra occupazione», ha aggiunto il presidente con toni molto diretti.

Nel fare pulizia, venerdì all'alba, Zelensky ha anche suonato un nuovo allarme: «La situazione è difficile e ci aspettano nuove battaglie», ha dichiarato, puntando il dito contro i russi che hanno annunciato un allentamento della pressione su Kiev e sul Nord del Paese. Le forze di Mosca, ha spiegato Zelensky, «sono pronte a sferrare possenti attacchi contro il Donbass e il sud dell'Ucraina, Mariupol compresa: fa parte della loro tattica. Si allontanano dalle zone dove li stiamo battendo per concentrarsi su altre molto importanti, dove per noi può essere più difficile». Nel frattempo, l'annuncio russo sul presunto alleggerimento delle operazioni attorno a Kiev è stato smentito dal sindaco della capitale ucraina, l'ex pugile Vitaliy Klitschko, secondo cui venerdì si stavano ancora combattendo «enormi battaglie» a Nord e ad Est della prima città del Paese. È però anche vero che giovedì è stata liberata la cittadina di Bucha, a Nord Ovest di Kiev. Lo ha affermato il sindaco Anatolii Fedoruk in un video postato dal Kiev Independent. Bucha era stata occupata dall'esercito russo il 27 febbraio. «Il 31 marzo passerà alla storia della nostra città», ha dichiarato Fedoruk. Nei giorni scorsi era stata liberata la vicina cittadina di Irpin.

Se la pressione scende al Nord, al Sud continua a salire con Mariupol sempre più nel ruolo di città- martire di questo conflitto: secondo la vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk, citata anche lei dal Kiev Independent, venerdì i russi hanno sequestrato 14 tonnellate di cibo e medicinali destinati ai civili di Melitopol, a metà fra Mariupol e la Crimea.

Nelle ore in cui Zelensky di è dimostrato più attivo, anche la first lady ucraina, Olena Zelenska, ha fatto sentire la propria voce.

Non con un video ma, come riferito dall'ambasciatore dell'Ucraina presso la Santa Sede Andrii Yurash, tramite una lettera indirizzata a Papa Francesco per ringraziarlo dell'accoglienza dei bambini feriti dalla guerra all'ospedale Bambino Gesù a Roma.

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