La battaglia sul decreto che obbliga i commercialisti a denunciare gli evasori

Una direttiva europea semina il panico tra gli studi dei commercialisti di tutto il Paese. Il senatore Andrea de Bertoldi (FdI) pronto alle barricate in Aula

La battaglia sul decreto che obbliga i commercialisti a denunciare gli evasori

Non sono in combutta. Non si tratta di un piano eversivo. Non è neppure la banda degli onesti portata in scena da Totò e Peppino. Non si tratta di due compari che cercano evadere il fisco. Il loro obiettivo non è “fregare” lo Stato. Niente di tutto questo. Spesso il rapporto tra commercialista e cliente è solo un piano studiato meticolosamente assieme per tirare a campare. Per superare quegli ostacoli difficili da scalare che il potere pubblico piazza lungo la strada del libero professionista. Qualcosa che strozza inevitabilmente la libera impresa. È battaglia in Parlamento sul decreto che obbliga i commercialisti a denunciare i clienti evasori. Ma non spaventatevi: è solo l’ultimo gesto inconsulto che arriva dall’Ue. L’ultima direttiva dell’Unione Europea che in tempi brevi dovrà essere recepita anche dall’Italia e che non piace a nessuno. Né ai lavoratori, né agli stessi professionisti.

Il senatore Andrea de Bertoldi naviga sotto la bandiera di Fratelli d’Italia. Si oppone alla resa di fronte a un’Europa ingiusta e manettara. È il segretario della commissione Finanze del Senato e coordinatore della consulta dei parlamentari commercialisti. Parlando a Giancarlo Salemi su Financialounge.com promette battaglia contro il decreto allo studio del governo che obbliga i professionisti a denunciare i propri clienti per atti di potenziale evasione o elusione fiscale: “È impensabile che un commercialista debba diventare un delatore del proprio cliente per una semplice ipotesi di potenziale evasione. Un conto è un atto illecito che il professionista non deve mai consigliare e anzi deve segnalarlo, ma l’idea che qualunque atto potenzialmente elusivo o evasivo debba essere denunciato è profondamente sbagliata”.

È proprio a Palazzo Madama che si gioca questa partita. Qui, tra qualche settimana approderà il decreto che il governo giallorosso si accinge a emanare, recependo la direttiva europea 822 del 2018. Questa obbliga commercialisti, consulenti fiscali e, in generale, tutti gli intermediari di segnalare immediatamente all’Agenzia delle entrate quelle operazioni che siano suscettibili di poter mascherare un illecito.

L’impegno di de Bertoldi è anche da coordinatore della consulta dei parlamentari commercialisti che è un organo trasversale ai partiti. Ci si chiede se sia giusto opporsi a un provvedimento che si concretizza in un’offesa alla privacy, al segreto professionale e che trasforma il popolo italiano in una massa informe di spioni. Il decreto è allo studio del ministero dell’Economia e potrebbe approdare già la prossima settimana al consiglio dei ministri (doveva in teoria essere approvato entro la fine dello scorso anno).

L’applicazione del provvedimento sarà retroattiva. Ciò significa che dovranno quindi essere dichiarate al fisco entro il primo luglio 2020 tutte le operazioni fatte o congegnate dal 26 giugno 2018. In pratica bisognerà andare a recuperare tutte le pratiche degli ultimi due anni per capire se hanno elementi o finalità volte all’indebito risparmio fiscale. Inoltre, sono previste delle sanzioni che vanno da un minimo di 2mila a un massimo di 21mila euro. C’è poi un aumento del 50% per la mancata comunicazione e una riduzione della stessa percentuale nel caso di comunicazione incompleta o inesatta.

“L’obbligo del commercialista di denunciare i propri clienti in odore di evasione fiscale è l’ennesimo atto di accanimento pregiudiziale e ideologico nei confronti della categoria”, chiosa Stefano Sfrappa, presidente del sindacato italiano commercialisti. Commenta l’ultima direttiva dell’Ue che andrà a limitare la libertà di un’ampia fetta di lavoratori autonomi già tartassati e stangati dal fisco.

L’ennesimo pezzo di libertà nel Belpaese se ne vola via con il vento. Commercialisti, avvocati, tributaristi, notai e consulenti del lavoro, banche e fiduciari sono sotto scacco. Ma non chiamateli Giuda, questa volta non lo meritano.

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