La partita della legge di Bilancio, che si giocherà nel Consiglio dei ministri da convocare tra oggi e domani (salvo sorprese dell'ultim'ora), sarà tutta di natura politica. E non si tratta di una constatazione sociologica, ma di una semplice questione di numeri. I 22 miliardi di maggior deficit previsti dalla Nadef sono già impegnati per il 50% circa. Al nuovo assegno unico per i figli andranno 6 miliardi di euro come stabilito dal decreto fiscale. Altri 2 miliardi almeno dovrebbero essere destinati al Servizio sanitario nazionale sia per l'acquisto dei vaccini che per il potenziamento delle strutture con la conferma/assunzione del personale a tempo determinato. Una cifra analoga dovrebbe essere destinata alle spese indifferibili tra le quali le missioni di pace all'estero e i rinnovi contrattuali. Ne consegue che restano per i provvedimenti strutturali tra i 10 e i 12 miliardi di euro considerato che i 4,3 miliardi di recupero di gettito dell'evasione non possono essere impiegati per misure strutturali per la loro natura caduca (sono introiti non ripetibili e dunque non si possono usare per spese pluriennali come tagli fiscali e pensioni; ndr).
Gli stanziamenti per i singoli capitoli faranno capire chi prevarrà tra centrodestra e sinistra. Di qui la battaglia ingaggiata da Forza Italia, Lega (con il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti) e Italia Viva sul reddito di cittadinanza. Una stretta sui requisiti per l'accesso relativamente alla parte connessa alle politiche attive, maggiori controlli e un progressivo décalage se non ci si impegna a occuparsi possono consentire risparmi tra uno e due miliardi di euro che potrebbero essere impiegati per un taglio più sostanzioso dell'Irpef. Ma su entrambi questi fronti la sinistra fa muro. I Cinque stelle non vogliono che si tocchi la misura di bandiera. Ancora ieri il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ha posto un veto. «È una misura che ha funzionato e deve essere rifinanziata, potenziata e ampliata il più possibile», ha dichiarato sottolineando che «mettere in discussione questo strumento è inspiegabile e immotivato». Patuanelli, comunque, ha precisato che la sua formazione è disponibile a «migliorare la parte sulle politiche attive del lavoro per far sì che circa un terzo della platea possa più facilmente trovare un'occupazione».
Se il centrodestra spinge per un taglio dell'aliquota Irpef del 38% che colpisce i redditi tra 28mila e 556mila euro, la sinistra punta a una riduzione del cuneo fiscale che non dispiacerebbe nemmeno a Confindustria e che, di fatto, sarebbe più facilmente realizzabile con i 3,5 miliardi a disposizione per il capitolo.
Altre scintille sono attese sia sul capitolo pensioni: il superamento di Quota 100 sarà più o meno a costo zero con il potenziamento dell'Ape sociale (oppure con l'uscita anticipata a 63-64 anni con l'erogazione della quota contributiva vagheggiata dal presidente Inps Pasquale Tridico). Non meno problematica sarà la riforma degli ammortizzatori fiscali: il piano del ministro Andrea Orlando per l'assegno di disoccupazione costa almeno 8 miliardi. A disposizione ce ne sarebbe solo la metà.
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