Frana il modello Renzi

Sospende De Luca solo a parole, trama contro Marino e assume a colpi di fiducia: il premier è all'angolo

Frana il modello Renzi

Forse l'Italia è guarita, questo almeno è quello che vuol venderci il premier. Di sicuro, però, si è ammalato Renzi. La sua leadership frana, travolta dai compromessi. Il premier segretario, dopo solo sedici mesi di governo, si ritrova ostaggio dei voti di Alfano, costretto a brigare per liberarsi di Marino e barare per salvare De Luca. Verrebbe quasi da credere che il rifiuto di Adriano Sofri, invitato a riformare il sistema penitenziario, sia dettato dalla dignità di chi non vuole mischiarsi con gente come Marino, De Luca, Castiglione, Azzollini, solo per citare alcuni dei nomi che imbarazzano il governo e il Pd.

Altro che rottamatore e decisionista. La fotografia del modello Renzi mostra un'Italia invasa da migranti, affidata a un ministro pasticcione come Alfano. Incapace di ascoltare gli italiani, ma pronto ad offrire incentivi a quei comuni che ospiteranno altri profughi. Quasi un invito a venire a tutti i disperati, migranti e clandestini del mondo. E poi si stupiscono che fosse Buzzi il vero sindaco di Roma e il centro di accoglienza di Mineo fosse diventato un bancomat.

Bei tempi quando era sufficiente uno «stai sereno» per liberarsi di Enrico Letta e sedersi a Palazzo Chigi senza essere votato dagli italiani. Oggi basta una macchietta come Marino per ridicolizzare il decisionismo di Renzi. Per non parlare del caso De Luca. Il Renzi rottamatore avrebbe preferito perdere la Campania pur di non scendere a patti con il sindaco di Salerno. Il Renzi premier, invece, preferisce candidare De Luca per poi sospenderlo a parole. E i napoletani stupiti si domandano: ma allora perché diavolo l'ha candidato?

Il modello Renzi vestiva orgoglioso i panni del giustiziere del ministro Lupi, cacciato, pur non essendo indagato, per un orologio regalato al figlio. Quello di oggi, dopo la sconfitta in Liguria, la batosta delle amministrative, e la fuga degli elettori, è costretto a fare il garantista con il sottosegretario Castiglione e il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Azzollini, entrambi indagati. Lupi, Castiglione e Azzollini sono tutti e tre dell'Ncd.

E se forse è vero che con le dimissioni di Lupi, Renzi ha preso due piccioni con una fava (ha messo le mani su un ministero che gli interessava e si è liberato di Delrio da Palazzo Chigi), di certo, però, c'è che prima poteva minacciare il voto e tutti impauriti gli credevano. Oggi, invece, è lui il primo ad aver paura delle elezioni, siano per Roma o per l'Italia.

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