"Il Partito democratico vedo che prende la piega di un partito che cammina su due gambe: arroganga e sudditanza. Perché a me ha fatto male sentire 'fuori, fuori', ma ha fatto ancora più male, al di là della voce da tifoseria, il silenzio di chi è stato zitto". Da Palermo, durante un dibattito sulle ragioni del No al referendum organizzato dal Centro Pio La Torre alla facoltà di Giurisprudenza, Pier Luigi Bersani torna a bastonare Matteo Renzi e il suo partito. Criticando duramente i cori indirizzati da alcuni sostenitori alla minoranza del partito durante la Leopolda. "Vuol dire che oltre all'arroganza c'è anche la sudditanza - spiega l'ex segretario piddì - ma su queste due gambe un partito di sinistra e riformista non può andare avanti".
"Adesso tutto è chiaro". Bersani è fuori di sé. E all'indomani della Leopolda, dove si è consumato l'ennesimo scontro interno al partito, riversa tutta le proprie critiche su Renzi e i renziani. "Non consentiremo a Renzi di imbrogliare le carte come fa di solito con il giochino del divide et impera - tuona in un colloquio con la Stampa - ci sono i Democratici per il Sì e i Democratici per il No. Non faremo comitati, andremo dove ci invitano a parlare, senza astio, senza dividere il mondo tra il bene e il male - incalza poi - c'è un solo partito e idee diverse, tutte con la stessa legittimità". Alla Leopolda i Renzi boys gli hanno gridato "Fuori, fuori!" fino a sgolarsi. "È stata una pagliacciata", continua Bersani accusando la Leopolda di non avere "cultura politica". "Mi ha colpito che nessuno dal palco abbia sedato quei cori da operetta - avverte - il Pd è casa mia. Non toglierò il disturbo. Quindi stiano calmi e sereni".
Bersani non sembra disposto a tacere. E, durante un incontro organizzato dal fronte del No, rivendica la propria contrarietà alle riforme costituzionali. "Questa riforma ha tanti difetti e difettucci - spiega - dall'articolo 70 a come si fanno le leggi, fino al rapporto tra centro e periferie, ma tutte cose che potrebbero essere ovviate visto che noi abbiamo cambiato 35 volte la Costituzione da quando c'è. Ma la cosa che mi preoccupa davvero e l'incrocio con la legge elettorale". Quella di Palermo è solo la prima tappa di un lungo tour siciliano che comprende anche le tappe di Ragusa e Siracusa. "Perché lì - prosegue Bersani - cambia la forma di governo che diventa un governo del capo con parlamentari nominati, una roba incredibile. E che significa aprire la strada a qualcuno che non siamo noi con l'aria che tira nel mondo".
Durissima la replica dei vicesegretari del partito, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani. "Mi sembra una posizione molto strumentale - dice il deputato dem - non è certo stato Renzi a dire 'fuori, fuori' ieri alla Leopolda. Una parte della platea ha reagito così, in un modo che non condivido - continua - rispetto ad atteggiamenti e dichiarazioni e prese di posizione davvero incomprensibili e sconcertanti. La nostra comunità chiede unità e lealtà. E questa lealtà è spesso venuta meno in questi ultimi mesi".
Anche Debora Serracchiani ci va giù pesante: "Bersani non stravolga la realtà ed eviti polemiche fuori luogo. Da lui ci aspettiamo compostezza e proporzione anche nella dialettica più aspra".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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