Bertolaso eroe del miracolo aquilano

Bertolaso eroe del miracolo aquilano

Si sa che nelle campagne elettorali, soprattutto da quando la politica si è enormemente personalizzata non solo a livello nazionale ma anche a livello cittadino, ogni pretesto è buono per attaccare l'avversario. Questo fenomeno è degenerato in maniera esponenziale. Ed oggi c'è gente che non riesce neppure a comprendere come uno stile competitivo composto e leale non sia un pericoloso ed inconcepibile cedimento nei confronti del «nemico» ma un semplice atto di civiltà democratica.Porre un freno a questo degrado è però necessario. Sempre che non si voglia trasformare in guerra, non civile ma incivile, ogni competizione elettorale.

E l'occasione per tentare di avviare questo processo di recupero di valori civici per me è venuta dalla lettura della lettera inviata ai romani (neppure fossero San Paolo) da alcune associazioni nate a L'Aquila all'indomani del terremoto del 2009 per metterli in guardia da Guido Bertolaso, responsabile a loro parere di nefandezze indicibili in occasione della gestione dell'emergenza provocata dallo sconvolgimento del territorio abruzzese.A parere di questi autoproclamatisi San Paolo e rappresentati dell'intera comunità aquilana, Bertolaso, in combutta con il suo vice di allora, prefetto Gabrielli, avrebbe vessato, deportato, negato i diritti civili alla popolazione del capoluogo abruzzese oltre aver negato i rischi del sisma e condizionato la ricostruzione a vantaggio di aziende e società amiche.Non so se Bertolaso adirà o meno le vie legali per difendersi da queste accuse. Ma, da testimone diretto di quella tragedia e delle difficoltà della ricostruzione (sono stato dal marzo del 2009 all'agosto del 2015 prima commissario e successivamente presidente del Parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga), mi permetto di usare il buon senso contro la speculazione politica sollevando alcuni banali e semplici interrogativi.

A sette anni dalla tragedia quanti aquilani sono riusciti a rientrare nelle loro vecchie abitazioni abbandonando quelle costruite da aprile a settembre del 2009 per dare un alloggio agli sfollati? E, visto che il numero di chi ha potuto usufruire della ricostruzione al momento è ancora esiguo, che sorte avrebbero avuto gli aquilani e gli abruzzesi costretti ad abbandonare le case distrutte dal sisma? La verità è che la Protezione Civile guidata allora da Bertolaso ha compiuto un autentico miracolo impedendo che queste migliaia e migliaia di cittadini fossero abbandonati per anni ed anni in tende, container e baracche varie in un territorio dove le condizioni climatiche (si dice da sempre che all'Aquila ci siano undici mesi di freddo ed uno di fresco) avrebbero potuto provocare più vittime del cataclisma.Naturalmente anche i miracoli possono essere imperfetti. E nessuno può negare l'esistenza di queste imperfezioni.

Ma la morale che a distanza di sette anni viene dall'Aquila, ancora lontanissima da una sia pur parziale ricostruzione, è che nel nostro paese può funzionare, con grande fatica, la gestione dell'emergenza ma tutto s'impantana nell'ordinaria amministrazione.Il buon senso e la civiltà impongono, quindi, non di aggredire ma di ringraziare Bertolaso e tutti i suoi collaboratori per il «miracolo» aquilano!

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