Tredici giorni di silenzio inspiegabile, assurdo. Un black out che trafigge il cuore di ogni padre e, ancora di più, al pensiero che un figlio possa trovarsi in un centro a pochi chilometri da Odessa, città che rischia di diventare il prossimo teatro del drammatico conflitto in Ucraina.
Ieri la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per cercare di capire che fine ha fatto Giulio Arcangeli, 10 anni, figlio di Giovanni, ingegnere romano di 54 anni. L'uomo ha presentato un esposto perché del piccolo non ha più notizie da settimane e accusa la moglie di sequestro di minore e maltrattamenti. L'ultima volta che ha avuto contatti con lui, è stato il 23 febbraio scorso quando si trovava a Belgorod Dnestrovskij. «Siamo fiduciosi nella magistratura - afferma Arcangeli per bocca del suo legale, l'avvocato Gianluigi Scala - ma deve esserci serietà nelle istituzioni: bisogna applicare le norme per la salvezza di mio figlio». L'apertura del fascicolo di indagine rappresenta il primo passo giudiziario per tentare di individuare il minore. La madre Tetania Shevchenko, 48 anni, lo ha di fatto portato via prima che la Russia scatenasse l'attacco.
Una scelta «unilaterale», come si legge nell'esposto, nonostante l'ex marito abbia nel 2020 ottenuto l'affidamento esclusivo del minore e la «decadenza» della responsabilità genitoriale della moglie. Lei, però, da giorni non risponde ai messaggi. «I miei suoceri la stanno aiutando - si dispera Arcangeli - e mia moglie ha piegato la volontà del bambino al punto da privarlo della libertà come fosse un ostaggio».
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