Bimbo morto in casa, i genitori sotto accusa: «Lo hanno ucciso loro»

Indagati per infanticidio, ma si difendono: «È caduto dal lettino e ha sbattuto la testa»

Nino Materi

Dalla Procura di Novara tagliano corto: «atto dovuto». Ma dietro queste due parole potrebbe nascondersi uno scenario orribile. Finora si tratta solo di indizi, ma tanto basta a far accapponare la pelle. Di certo c'è una svolta nell'inchiesta su Leonardo, due anni, il bambino morto al suo arrivo all'ospedale Maggiore di Novara: la mamma e il compagno dopo una notte di domande e di silenzi (si sono avvalsi della facoltà di non rispondere) sono stati indagati per infanticidio. Parenti e amici li difendono: «Amavano Leonardo, non gli avrebbero mai fatto del male. È stato un incidente». Ma quei «brutti segni» sul corpicino del bimbo non sembrano affatto compatibili con la storia della «caduta accidentale» e del «capo sbattuto a terra».

Importante sarà l'esito dell'autopsia, che è iniziata ieri e i cui risultati saranno comunicati non prima della prossima settimana; ma già oggi gli inquirenti ammettono che la posizione dei genitori è «molto delicata». E l'accusa di omicidio volontario è lì a dimostrarlo.

Intanto gli investigatori della Squadra mobile, coordinati dalla Procura di Novara, sono al lavoro per cercare elementi che chiariscano quanto accaduto nell'appartamento in cui Leonardo viveva con la famiglia: un contesto sociale tutt'altro che degradato.

La versione della coppia («Leonardo è caduto dal lettino, ha sbattuto il capo, poi è svenuto senza più riprendersi») non convince gli inquirenti.

Era stata la mamma due giorni fa a chiedere l'intervento di un'ambulanza: «Il bambino sta male, fa fatica a respirare, fate presto», aveva detto al telefono. L'operatore le ha chiesto la ragione di quel malore, ma le risposte sono state vaghe, solo successivamente la coppia ha fatto cenno alla «caduta dal lettino», senza aggiungere ulteriori dettagli.

Quando i sanitari del 118 sono arrivati nell'appartamento del quartiere Sant'Agabio, dove il piccolo viveva con la famiglia, le sue condizioni sono apparse subito disperate. Il piccolo non respirava più, il cuore era fermo.

È stato fatto un primo tentativo di rianimarlo, poi il bimbo è stato portato in ospedale. Ancora vivo ma in condizioni gravissime. Nonostante l'immediato ricovero in terapia intensiva, è spirato poco dopo.

Una notizia tragica che ha subito messo in moto anche la macchina degli investigatori, per capire le cause di una morte che presenta tante - troppe - zona d'ombra.

«C'erano solo la mamma del piccolo e il suo compagno in casa quando sono scattati i soccorsi - ricostruiscono gli investigatori -. Serviranno accertamenti approfonditi per capire se il piccolo fosse stato maltrattato o se abbia subito dei traumi e se essi siano all'origine del decesso. Nessuna ipotesi al momento viene esclusa».

Ieri la mamma e il compagno della donna sono stati accompagnati in Procura per essere ascoltati dal pm, al quale si sono limitati a ribadire la prooria innocenza.

Agli atti la relazione di servizio degli operatori del 118: «Al momento del nostro arrivo il piccolo era già in condizioni disperate».

Chi lo aveva ridotto in quello stato? Colpa di una caduta involontaria o di qualcosa di altrettanto drammatico, ma ben più orribile?

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