La ritirata vergognosa da Kabul non è l'America. È una mossa mal concepita, noncurante, anche crudele, dell'amministrazione Biden. Ogni parola sprezzante o ironica nei confronti della storia, della natura, del significato stesso del gigante di là dall'Oceano si chiama antiamericanismo. Per noi Europei è una malattia cronica e ricorrente, una febbre autolesionista di cui soffriamo seriamente, che mette in sottordine le essenziali caratteristiche degli Stati Uniti e di quanto esse ci siano state e ci siano preziose, il loro indubitabile peso nel mondo che vogliamo difendere; Alexis de Tocqueville, che aveva previsto che l'America e la Russia avrebbero dominato il mondo, spiegò che la prima l'avrebbe fatto con la bandiera della libertà, e la seconda con quella della repressione. Esatto. Il disprezzo o l'odio per gli Usa criminalizzano il sistema liberaldemocratico in genere (in senso europeo, di destra e di sinistra) in nome di confuse istanze internazionali e sociali. Purtroppo spesso lo si fa in nome dell'Europa, della nostra cultura che immaginiamo elegante e raffinata quanto la loro superficiale e brutale, anzi, un pò stupida, della nostra politica umanitaria e pacifista quanto la loro è imperialista e muscolare. Si tratta di un contrasto antico, che indossa panni sempre nuovi, e che molto spesso si è associato, nella storia, all'antisemitismo. Gli Usa sono stati sempre l'antagonista culturale dell'Europa, il contendente morale e spirituale supremo. Adesso si discute molto della necessità di un esercito europeo: l'Europa ha bisogno di difendersi dal pericolo terrorista-islamista, e gli Usa non hanno saputo fermarlo. Ma gli scontri interni all'Europa sono tali e tanti, i protagonismi francese e tedesco inconcibliabili, la comodità di buttare le spese militari sugli Usa (mentre la si biasima) fa parte della storia. Così, la giusta istanza diventa parte dell'«incontenibile predisposizione»: prima era filocomunista; poi è costata poco, da quando con la caduta sovietica gli Usa divennero l'obiettivo gigante di tutti gli strali. La guerra post 11 settembre, anche se sostenuta da alcuni, esaltò l'antiamericanismo dell'«appeasement» europeo. Strano a chi non ha trascorso molto del suo tempo in Medio Oriente, ma l'odio terrorista per gli Usa è stato una serra di antiamericanismo. Atlantismo è una bella parola: giustamente, la ama Mario Draghi. Può benissimo ispirare il nuovo impegno militare dell'Europa, se davvero lo cerca, tanto senza gli Usa non farà nulla. Il rapporto fra Unione Europea e Stati Uniti è ancora l'unico che può garantire benessere e sicurezza.
Adesso, alla luce della nuova situazione internazionale, la punta di diamante della difesa antiterrorista e palesemente la più importante, mentre gli Usa hanno un presidente debole. Sono tutti dati di fatto: si può pensare a dare più forza all'Europa proprio perchè l'America è debole, e quindi impegnarsi in una scelta atlantica che la rafforzi.
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