Tutte le periferie dimenticate d'Italia sognano il blitz a sorpresa che il capo dello Stato Sergio Mattarella ha compiuto ieri a Caivano, la città alle porte di Napoli simbolo delle «zone rosse» a rischio che il governo ha deciso di strappare alle mafie con l'omonimo «decreto Caivano». «Oggi possiamo dire che lo Stato è un signore distinto, ma non più distante», è la felicissima sintesi di don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa dei Santi Apostoli al Parco Verde - quartiere al centro di vicende ignobili su due cuginette stuprate al Parco Verde da alcuni minori - felice come un ragazzino per la visita inaspettata del presidente della Repubblica, per cui ha celebrato una messa speciale ieri alle 12.
Solo un mese fa lo stesso Patriciello, davanti alla presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo, aveva lanciato un allarme prontamente raccolto dal Quirinale: «Penso che in questi giorni possa accadere qualcosa di doloroso». Il prete eroe rischia la vita perché ha avuto il coraggio di chiamare il premier Giorgia Meloni a ripulire il quartiere (era il 25 agosto 2023), oggi che la più grande piazza di spaccio non funziona più la camorra gliel'ha giurata. L'oblio è spesso l'anticamera della morte civile ma soprattutto reale per chi ci vive e proclama la parola di Dio. Le famiglie che occupavano abusivamente alcune case sono state cacciate dal prefetto Michele Di Bari - anch'egli presente con Mattarella in chiesa - ma se la sono presa con lui, come se il ritorno della legalità fosse una colpa, soltanto sua. «Qui troverà sempre orecchie ad ascoltare e gambe pronte e venire a Caivano», gli aveva promesso la stessa Colosimo.
Mattarella è a Napoli nella residenza presidenziale di Villa Rosebery dal due gennaio, come da tradizione cara anche a Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Ad accompagnarlo a Caivano c'era anche il sindaco di Napoli e presidente dell'Anci Gaetano Manfredi. Nella sequela dei fuori programma rispetto al rigido protocollo del Quirinale c'è spazio anche per qualche parola di augurio per il nuovo anno di Mattarella al termine della funzione religiosa, con don Patriciello che lo introduce dicendo «Sì, sei in Chiesa, ma Gesù ci vuole bene». «Auguro un futuro sereno, di lavoro, di crescita, di impegno professionale a tutta la comunità, particolarmente ai bambini e dei ragazzi, perché su di loro sono le speranze della comunità». «Lo ringrazio davvero di cuore per questa sua visita - dice il prefetto Di Bari - è un segnale importantissimo, è lo Stato che qui si è fatto presente attraverso il presidente. È bello sentirci tutti come comunità, perché la comunità vive di leggi e di legalità, non di soprusi o prepotenze, vive delle leggi dello Stato».
«Qualcosa di bello sta succedendo», conclude don Patriciello, con gli occhi ancora illuminato da un segnale fortissimo che «ci incoraggia a continuare perché lo Stato c'è. Nelle periferie per troppo tempo non si è visto, adesso invece si vede».
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