Prima domanda, la cui risposta non è scontata: si può parlare ancora di qualità della vita, così da ottenere una classifica delle città italiane, anche per questo 2020, in cui sia la vita, sia la sua qualità, sono state così martoriate? Secondo Il Sole 24 ore, che da anni propone la classifica suddetta, sì; anzi, ha un senso ancora più forte, visto che la vita è (ri)diventata così preziosa, e le sfumature della sua complessità sono apparse come fosforescenze... Insomma, in questa nuova classifica, a misura di pandemia (cioè con una serie di nuovi parametri che misurano le conseguenze sociali ed economiche del coronavirus), Milano perde la prima posizione e viene battuta da Bologna, la città trionfatrice, non da sola ma insieme a gran parte dell'Emilia Romagna, che si ritrova con cinque province su nove fra le prime venti d'Italia.
È in provincia che si vive meglio, dice la classifica influenzata dal Covid: Milano è finita in 12esima posizione soprattutto a causa del Pil pro capite crollato del 10% e dello spazio abitativo medio a disposizione, 51 metri quadri a famiglia, un indicatore spietato quando ci si ritrova alle prese con un lockdown durato mesi.
Bologna può gongolare: il sistema cittadino ha tenuto, di più, ha sostenuto i suoi abitanti, grazie a una rete di servizi capillari e agli investimenti in formazione, sanità e innovazione; ha dimostrato di essere una grande città a misura d'uomo. Parma ha guadagnato due posizioni (ottava), Forlì-Cesena undici, Modena quattro, Reggio Emilia cinque (17esima); solo Rimini, colpita dalla crisi delle zone turistiche, passa dal 17esimo al 36esimo posto, mentre perfino Piacenza, pur colpita duramente dal virus (il tasso di mortalità è cresciuto del 47,6%; peggio solo a Bergamo, +76,9%, Cremona, +65,8% e Lodi, +59%) è salita di venti posizioni (24esima).
Restano oasi di benessere Bolzano e Trento (seconda e terza), nonostante i contagi elevati e la crisi del turismo di montagna, che però si sentirà quest'inverno. Le città del grande turismo calano tutte, Venezia scende di 24 posizioni (33esima), Roma di 14 (32esima), Firenze di 12 (27esima), Napoli di 11 (92esima), così come le città di mare, tranne in Liguria, dove ci sono gli exploit di Genova, diciannovesima (più 26 posizioni) e Savona, che risale di 24 gradini (48esima). Bene Torino, 21esima (più dodici), male il Sud, dove la qualità della vita continua a scontare carenze e arretratezze, sebbene la pandemia sia stata più clemente: Siracusa, Caltanissetta e Crotone chiudono la classifica.
Fra i nuovi parametri, la digitalizzazione, dove spiccano Monza per il Pago Pa, Milano per l'e-commerce e gli abbonamenti internet, Viterbo per la chimerica Spid, Trento per le start up innovative. Ma quello che davvero conta per gli italiani, dice la classifica, è vivere bene, anche a casa propria: quando i locali, gli aperitivi e i ristoranti alla moda sono un miraggio, quando lo shopping si fa dal divano e le chiacchiere con gli amici su whatsapp, le «opportunità» della metropoli perdono le loro attrattive, mentre un terrazzo dove pranzare o un giardino dove i bambini possano giocare diventano un privilegio vero, reale.
Gli italiani però non chiedono soltanto spazio vitale e benessere ma, anche, più servizi medici sul territorio (l'86%) e trasporti pubblici migliori (il 52%): a parte l'Emilia Romagna, pare, qualcuno può sentirsi la coscienza a posto?
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