
Per il momento tra Stati Uniti e Iran è guerra di nervi. E l'oggetto del contendere è sempre lo stesso: l'accordo sul nucleare. Donald Trump ha detto di essere pronto a colpire il Paese usando sia i raid che i dazi nel caso in cui Teheran non accetti un'intesa. «Il vero dolore deve ancora arrivare per l'Iran e gli Houthi», ha avvertito. L'ayatollah Ali Khamenei ha affermato che la repubblica islamica reagirà in modo «forte». Parlando in diretta tv la guida suprema ha avvisato il presidente Usa: «Se ci colpirete, riceverete sicuramente un forte contrattacco».
Dietro le parole dei leader si nasconde molto di più, soprattutto da parte statunitense. Le rotte tra oceano Pacifico e Indiano sono trafficate. Negli ultimi giorni diversi analisti di Open-source intelligence monitorano i movimenti dei mezzi Usa. Washington sta spostando molti velivoli nella base di Diego Garcia, un atollo nel cuore dell'Oceano indiano. L'isola, che fa parte dell'arcipelago delle Chagos e che ufficialmente è territorio britannico, ospita sia una base navale sia una aerea. E infatti il segnale più forte è arrivato con lo spostamento di sei bombardieri stealth B-2 Spirit, un terzo della flotta. I B-2 sono in grado di trasportare bombe anti-bunker capaci di penetrare nei siti nucleari sotterranei. Ma non è tutto: già il 25 marzo alcune osservazioni satellitari mostravano nella base nove aerocisterne KC-135.
Fin dagli anni '70 Diego Garcia è un avamposto americano, usato negli ultimi 30 anni per missioni di combattimento nelle guerre in Afghanistan e Iraq. Un'altra base che ha registrato un grosso via vai è quella di Isa, in Bahrain, che ha visto atterrare una dozzina di aerei da trasporto C-17A Globemaster III, provenienti dalle basi tedesca di Ramstein e coreana di Osan.
Nella stessa regione gli americani muovono anche le navi. Al momento nel Mar Rosso è presente la Harry S. Truman con il relativo gruppo di attacco composto da un incrociatore lanciamissili e due cacciatorpedinieri. E presto dovrebbe aggiungersi anche la portaerei Carl Vinson, partita quattro giorni fa da Guam. Nel frattempo diversi A-10s e 300 piloti del 124esimo stormo da caccia della Idaho Air National Guard sono stati dispiegati sotto gli ordini del Centcom, il comando responsabile delle operazioni in Medio Oriente.
Difficilmente Trump sta pensando ai boots on the ground, ma a un inasprimento della postura forse sì. Parte dei dispositivi, come la Harry Truman, sono impegnati nelle operazioni contro i ribelli sciiti Houthi. Difficile quindi dire con certezza se il movimento di mezzi prepari un'escalation in Yemen o punti all'Iran. Ma a Teheran i timori crescono.
Qualche giorno fa un ufficiale iraniano ha detto al Telegraph che, in caso di raid, l'esercito colpirebbe proprio Diego Garcia, che dista quasi 4.000 km dalla costa iraniana. L'ufficiale ha detto che nell'operazione potrebbe essere usato il nuovo missile balistico Khorramshahr e sciami di droni kamikaze Shahed.
Secondo il Tehran Times un numero significativo di questi missili è stoccato nelle basi sotterranee sparse nel Paese e progettate per resistere agli attacchi. Una fortificazione cui l'Iran lavora da tempo, dato che già una volta Trump l'ha ferita dove si sentiva sicura quando, con un raid in Iraq, uccise il generale Qasem Soleimani.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.