Stefano Bonaccini è indagato per abuso d'ufficio. A inguaiare il governatore dell'Emilia Romagna l'esposto presentato a gennaio 2020 dal sindaco di Jolanda di Savoia, comune del basso ferrarese. Il primo cittadino di Jolanda, Paolo Pezzolato, aveva infatti denunciato le presunte pressioni del presidente della Regione in seguito alla decisione della sua vicesindaca, Elisa Trombin, di candidarsi alle elezioni regionali per la Lega, sostenendo la candidata del Carroccio e del centrodestra Lucia Borgonzoni. Pezzolato, al suo esposto, allegò anche la registrazione di una telefonata con Bonaccini nella quale il governatore, che aveva tentato di arruolare la Trombin nella propria squadra, si lamentava con il sindaco del comportamento della vice: «Dal candidarsi con me al trovarsela di là dice Bonaccini nell'audio - è chiaro che dopo allora c'è un giudizio. Se per caso vinco io, come è probabile, dopo però non mi cercate più». Parole che secondo Pezzolato rappresentavano una pressione, tanto più che il sindaco di Jolanda ha sostenuto poi nell'esposto che nei giorni successivi avrebbe visto negata dai comuni vicini la condivisione di alcuni dipendenti comunali, gesto interpretato come conseguenza dell'interferenza del presidente regionale.
L'iscrizione nel registro degli indagati da parte della procura di Ferrara viene però minimizzato dai legali di Bonaccini («Non abbiamo alcun profilo di preoccupazione», spiega serafico il suo avvocato, Vittorio Manes, parlando di «atto tendenzialmente dovuto») e dallo stesso governatore, che si
difende negando ingerenze e dicendosi «tranquillo» perché «totalmente estraneo ai fatti riportati». Il Pd fa quadrato. Dura, invece, la sua ex sfidante Borgonzoni, che definisce «gravissima» l'indagine a carico di Bonaccini.
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