Mentre l'Italia ospitava al G7 i grandi della Terra, Papa Francesco compreso, l'apertura internazionalista al mondo è stata spesso accompagnata da un provincialismo stucchevole. Soprattutto da parte di quella frangia, politica o barricadera-da-tastiera, che ama denigrare il proprio Paese in occasione di eventi mondiali per boicottare un governo che non piace.
Ad ascoltare buffe voci di nicchia, il successo del vertice in Puglia, riconosciuto da tutti gli stessi partecipanti, sarebbe stato offuscato da quisquilie irrilevanti: dagli occhi spalancati della premier Meloni in certi scatti alla stampa del francobollo commemorativo senza la citazione del comune di Fasano. Proprio la disputa geografica su Borgo Egnazia, la sede ufficiale del summit, ha acceso i social nell'estremo tentativo di screditare un vertice internazionali che ha proiettato un'immagine positiva anche sulla grande bellezza dell'Italia. Hanno tentato, fino all'ultimo, di fare passare Biden e gli altri capi di Stato come una combriccola di turisti sprovveduti rinchiusi in un resort di gran lusso per recitare uno spot involontario a qualche amico di amici. Si è così arrivati a coniare la definizione di «non luogo» alla location del G7. Insomma, non una sede degna di tale consesso ma «un villaggio per ricchi costruito dal nulla» o un obbrobrio artificiale perché «non ha abitanti ma solo lavoratori». Osservazioni che racchiudono l'armamentario pauperista contro i resort a 5 stelle (dove tantissimi vorrebbero trascorrere l'estate) mescolato al campanilismo di certi abitanti dei territori confinanti che si sarebbero sentiti defraudati.
Si parlerà molto di Borgo
Egnazia, e non solo nei dépliant turistici. Un «non luogo» evocativo che è già entrato nella storia politica del Paese e della toponomastica dei luoghi simbolo. In attesa di ospitare il prossimo G7 tra altri sette, lunghi, anni.
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