L'Europa precipita nella psicosi del no deal. In attesa del tormentato voto del 14 gennaio, Londra e Bruxelles si preparano allo scenario peggiore: l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea senza un accordo. Ieri molte delle prime pagine dei giornali inglesi erano dedicate al libro bianco riservato con le nuove regole sull'immigrazione che il ministero degli Interni illustrerà nei prossimi giorni. Le linee guida principali sono già state rese note ieri dal ministro Sajid Javid, che ha definito la manovra come il «maggior cambiamento nel sistema del controllo migratorio degli ultimi 40 anni». E sicuramente i cambiamenti saranno significativi, con ripercussioni soprattutto sui lavoratori meno specializzati e sui giovani, tra cui i tantissimi italiani che continuano a recarsi per lavoro e per studio nel Regno Unito. I primi potranno ottenere un permesso di soggiorno di appena un anno e il loro numero è destinato a ridursi di decine di migliaia, anche se Javid ha evitato di dare cifre precise al riguardo. Inoltre non ci saranno più differenze tra lavoratori europei ed extraeuropei, che verranno scelti in base alle loro competenze anziché alla loro provenienza.
«La maggioranza delle persone converrà che il numero di immigrati è troppo alto ha dichiarato Javid e dev'essere riportato a livelli che corrispondono alle necessità del Paese». Nessun limite invece verrà posto per i lavoratori con alta professionalità come medici, infermieri o ingegneri, ma è probabile che per coloro che vorranno ottenere un permesso di soggiorno di 5 anni sarà necessario dimostrare di avere una retribuzione minima di 30mila sterline annue. Questo requisito si applica già per gli immigrati extracomunitari, ma verrà esteso anche a chi proviene dall'Ue. Le misure in questione che dovrebbero rimanere in vigore fino 2025 - hanno già suscitato molta preoccupazione sia nelle organizzazioni no profit che si occupano di migranti, sia nel sistema sanitario nazionale che per rimanere efficiente conta sulla manodopera straniera. È inoltre già evidente come simili cambiamenti andranno a danneggiare soprattutto i giovani provenienti dal resto d'Europa a cui non sarà più consentito venire nel Regno Unito per imparare una lingua magari lavorando come camerieri. Un altro aspetto ancora da chiarire è quello relativo alle migliaia di ragazzi chevengono a studiare nelle università inglesi e che, dopo il divorzio, potrebbero essere costretti a pagare delle tasse d'iscrizione molto più alte. Un'ipotesi drammatica per gli atenei nazionali, già in crisi d'iscrizioni da anni, che si vedrebbero drasticamente tagliati gli introiti provenienti dagli studenti degli altri Paesi europei.
Ma l'eventualità di una separazione non consensuale sarebbe un disastro anche per l'industria e il commercio. Per questo la Commissione europea ha reso pubbliche ieri alcune misure per contenere i danni, in otto settori fondamentali che vanno dalle finanze ai trasporti, dai dazi alla circolazione delle merci. «Si tratta di misure transitorie che potranno essere interrotte senza consultare il Regno Unito è stato spiegato in una nota che non sono certo in grado di mitigare il danno generale, ma possono limitarne, almeno in parte, le conseguenze».
Intanto ieri la tensione si è fatta sentire durante l'ultimo question time prima di Natale, in cui il leader laburista Jeremy Corbyn è stato accusato di sessismo per aver definito
stupid woman la premier Theresa May. Accusa che Corbyn ha rispedito al mittente attraverso un portavoce spiegando di non aver mai pronunciato una frase simile e che l'aggettivo si riferiva alla gente, non al primo ministro.
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