Bufera sui rimborsi, Cuzzocrea lascia

Il rettore: "Contro di me attacchi immotivati". Una fattura da 600 euro per spostare un asino

Bufera sui rimborsi, Cuzzocrea lascia
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C'è anche la storia di una fattura di 600 euro per «spostare un asino» nella vicenda dei rimborsi all'università di Messina che ha convinto il rettore Salvatore Cuzzocrea a presentare le dimissioni da una carica che copriva dal 2018. È una delle tante accuse ipotizzate dal sindacalista della Gilda e componente del Senato accademico, Paolo Todaro, negli esposti presentati alla Procura di Messina, alla Finanza e alla Corte dei Conti per denunciare la vicenda dei rimborsi milionari, oltre 2,2 milioni tra il 2019 e il 2023.

Con le dimissioni Cuzzocrea decade automaticamente anche da presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane. In una lettera ha voluto condividere i motivi del suo passo indietro, parlando di una «campagna contro di lui»: «Ho dovuto registrare negli ultimi mesi un progressivo e sempre più violento attacco alla mia persona e all'Istituzione da me rappresentata». Il docente di Farmacologia dice di non aver risposto finora alle accuse perché sperava che le imminenti elezioni del successivo rettore dell'Ateneo avrebbero «rasserenato» gli animi. Finora si è sempre difeso spiegando di aver utilizzato i fondi per la ricerca. «Nelle ultime ore - spiega - mi sono reso conto che si è determinato un clima conflittuale che rischia di non consentire un confronto pacato su programmi e obiettivi che la nuova governance dovrà portare avanti». Le dimissioni sarebbero dunque dettate da un «profondo rispetto per le istituzioni e per il sistema universitario». Negli ultimi giorni la vicenda dei rimborsi milionari - per un periodo anche più di 40mila euro al mese - si è arricchita di un nuovo capitolo. Nell'enorme mole di documenti relativi ai pagamenti effettuati dall'università, ne sono emersi alcuni effettuati a favore della Divaga srl, un'azienda agricola ai piedi dell'Etna di soli due dipendenti che risulta di proprietà del rettore e della moglie, rispettivamente per l'80% e per il 20%. Amministratore unico è la madre del rettore, vedova di Diego Cuzzocrea, a capo dell'ateneo dal '95 al '98. Dal 20 gennaio di quest'anno al 28 settembre, la società ha ricevuto 14 pagamenti (sotto le voci di servizi, manutenzione, materiali) che vanno da un minino di 600 a un massimo di 17.900 euro, per un importo complessivo di 122mila 300 euro. Una di queste fatture riguarda, appunto lo spostamento dell'asino, come racconta Todaro: «Il dipartimento di Veterinaria aveva bisogno di spostare l'animale. È arrivato Cuzzocrea e ha detto che ci avrebbe pensato lui. Poi ha chiamato il suo maneggio ed ecco la spiegazione di una fattura di 600 euro». Per il sindacalista dall'inizio del 2023 la Divaga ha ricevuto 122.300. «Ci sono, poi - aggiunge - gli acquisti fatti con la sua carta di credito e non con quella istituzionale e tante altre cose». Negli anni del rettorato di Cuzzocrea, stando alla denuncia, la dinamica dei rimborsi ha avuto un crescendo sistematico: da 157.327 euro nel 2019, corrispondenti a una media di 13.110,58 euro di rimborsi al mese, fino ad arrivare nel 2022 alla cifra di 828.465 euro, corrispondente a una media di 69.038,75 euro al mese.

Nella lettera il docente spiega alla comunità accademica che le scelte del suo

rettorato «sono sempre state ispirate ad un solo obiettivo: rendere l'Ateneo un luogo abitabile e sicuro, attraverso, anche, l'erogazione di ulteriori servizi finalizzati a favorire la partecipazione attiva di ognuno di voi».

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