Se a John Locke avessero detto che sedicenti liberali avrebbero in futuro proposto di espropriare un social a Elon Musk, con ogni probabilità, si sarebbe fatto una risata. Restiamo in Inghilterra, dove sono scoppiati disordini dopo l'uccisione a Southport di tre bambine. La vicenda è complessa. L'assassino è Axel Muganwa Rudakubana, un gallese con due genitori originari del Ruanda. Nel web, che non è un posto semplice, viene alimentata un'altra notizia: l'assassino è Ali Al-Shakati, un migrante musulmano, già ritenuto pericoloso, e arrivato con un barcone. Ma non è vero. Il caos divampa in buona parte dell'Inghilterra. Si arriva a 400 arresti. Gli agenti schierati dal neo-premier Keir Starmer sono 6mila. Elon Musk parla di «guerra civile inevitabile». È a questo punto che Carlo Calenda, leader di Azione, sedicente liberale, ha un guizzo. «Elon Musk invita alla guerra civile in Gran Bretagna. I social diffondono notizie false. Bande di violenti razzisti aggrediscono gli immigrati e la polizia. Non possiamo andare avanti in questo modo. I social vanno regolati e occorre togliere ad un pericoloso eversore la proprietà di uno spazio di dibattito pubblico che chiaramente non è in grado di amministrare con responsabilità...». Quindi Calenda, il liberale, vorrebbe l'esproprio di X a Musk. E già qui potremmo fermarci. Data l'evidente dicotomia tra l'essere liberali e una proposta di questo tenore. Ma c'è almeno un altro aspetto.
Chi decide quali sono «notizie false» e quali no? Presumiamo il medesimo Stato etico che dovrebbe intervenire su Musk. Il consiglio a Calenda è di fare un passo deciso verso il campo largo. Lì troverà altri esempi di liberal-marxisti. Il liberalismo, per fortuna di tanti, è un'altra cosa.
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