Calenda si arrampica sugli specchi: "Draghi non poteva dire altro"

Il premier esclude un secondo mandato a Palazzo Chigi e il leader di Azione accampa una magra giustificazione: "Altro non poteva dire, come è ovvio"

Calenda si arrampica sugli specchi: "Draghi non poteva dire altro"

Ieri il Terzo Polo ha ricevuto una vera e propria batosta. Da tempo non fa altro che proporsi come soggetto politico in grado di incarnare l'agenda di Mario Draghi (che non esiste) e di provare a far tornare l'attuale premier ancora alla guida di un nuovo governo dopo le elezioni di domenica 25 settembre. Ma è stato lo stesso presidente del Consiglio a escludere un secondo mandato, mandando così in soffitta i sogni e i piani dell'asse tra Azione e Italia Viva.

Calenda accampa giustificazioni

Eppure il Terzo Polo non intende mollare. Rilancia il progetto e continua a sperare che alla fine, qualora si dovessero creare le condizioni, Draghi possa accettare di mettersi al timone del prossimo esecutivo. Auspicio o illusione? Di certo Carlo Calenda si arrampica sugli specchi, provando a fornire al Corriere della Sera una magra giustificazione dopo l'uscita del premier: "Altro non poteva dire, come è ovvio".

Non si riesce a comprendere se il leader di Azione ci creda davvero o stia portando avanti un'opera di autoconvinzione, di persuasione personale. Nessuno si sarebbe aspettato una palese discesa in campo di Draghi a pochi giorni dal voto, ma almeno avrebbe potuto lasciare un piccolissimo spiraglio aperto (magari sviando la questione o rimandando la decisione a dopo il ritorno alle urne).

Invece il presidente del Consiglio, interpellato sulla possibilità di un secondo mandato alla guida di Palazzo Chigi, ha risposto con un "no" diretto e secco. Senza girarci attorno ha escluso l'ipotesi di prendere il timone di un nuovo governo nella prossima legislatura. Nel Terzo Polo continuano a incrociare le dita, ma a otto giorni dalle elezioni ci sono due incognite che pesano come macigni: il reale consenso di Carlo Calenda e l'effettiva disponibilità di Draghi a un bis. Sul secondo fattore si è già espresso il diretto interessato.

Terzo Polo in tilt

Il "no" del presidente del Consiglio ha ovviamente creato più di qualche dispiacere tra le fila di Azione e Italia Viva, che vedranno indebolirsi quella teoria secondo cui un voto al Terzo Polo è la speranza per la conferma di Draghi a capo di un nuovo esecutivo. Gli esponenti dell'area di Calenda e Matteo Renzi si sono affrettati a gettare acqua sul fuoco, bollando come scontata la risposta di Draghi.

Ma sanno bene che le parole hanno un senso e che l'ultima uscita rischia seriamente di non portare acqua al mulino a favore del Terzo Polo in questi ultimi giorni.

Il messaggio della campagna elettorale era chiaro: votate noi per provare a portare Draghi a Palazzo Chigi dopo il voto. Invece la presa di posizione del premier fa perdere forza e attrazione politica allo slogan del Terzo Polo, che continuerà a proporre il nome di colui che si è già smarcato.

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